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“L’eolico selvaggio mette a rischio il tessuto rurale del Salento”

È l’allarme lanciato da Alfredo Melissano dell’associazione Nuova Messapia in merito al progetto del parco eolico che dovrebbe sorgere tra Soleto e Corigliano d’Otranto
 
Rabbia e preoccupazione sono gli stati d’animo espressi da Alfredo Melissano, referente dell’associazione ambientalista Nuova Messapia. L’eventuale installazione del parco eolico tra Soleto e Corigliano decreterebbe la morte di un’ampia fetta del patrimonio salentino sotto l’aspetto naturale, paesaggistico, storico e culturale.
L’opposizione nei confronti di questo progetto deve essere vista come una reticenza da parte degli ambientalisti verso le energie rinnovabili?
Assolutamente no. Noi crediamo al contrario che il ricorso a queste fonti di energia siano fondamentale per l’ambiente, il territorio e i per i singoli cittadini; ciò che noi contestiamo è semmai il modus operandi con cui vengono elaborati questi progetti.
In che modo si vuole realizzare questo ennesimo parco eolico?
Queste tipologie di impianti partono dal presupposto di voler emancipare le comunità da una rete centralizzata di energia elettrica, la quale viene invece assorbita a livello di lobby; ciò significa che pochi grandi gruppi industriali stanno usufruendo di incentivi statali. Bisogna poi ricordare che le pale eoliche sono impianti industriali e in quanto tali posso creare presupposti degenerativi del territorio legati al cosiddetto “consumo di suolo vergine”, che va a interessare il contesto paesaggistico e naturale e mette in crisi un sistema biologico caratterizzato da una biodiversità che tutto il mondo ci invidia. E non è tutto.
Cosa intende dire?
Impianti simili minacciano anche le nostre virtuose economie come quegli agriturismi la cui qualità è stata riconosciuta dalla Provincia di Lecce con il marchio “Salento d’Amare”. Si pensi poi al nostro immenso patrimonio archeologico caratterizzato da strutture megalitiche e cripte bizantine; a Soleto, ad esempio, una specchia megalitica arcaica di ben 15mila anni sorge proprio nei pressi dell’area individuata per l’istallazione di una delle 20 pale eoliche. Non si dimentichi poi dell’impatto ambientale legato al neodimio, una sostanza nociva contenuta nelle stesse pale.
Secondo voi questi aspetti non sono stati presi in considerazione in fase di stesura e successiva valutazione del progetto?
Assolutamente no. La produzione di energia da fonti rinnovabili industriali non è stata messa in relazione col paesaggio, l’epifauna, il patrimonio culturale e soprattutto la particolare configurazione idrogeomorfologica tutelata da vincoli, convezioni internazionali o caratterizzata da “Siti d’interesse comunitario” come i laghi temporanei di Soleto, ad esempio, o come l’intero territorio provinciale, previsto come “Parco Salento” in un piano del Coordinamento Territoriale di Lecce. 
Perché allora la Regione Puglia lo ha approvato?
Questi impianti industriali vengono visti come strumenti per combattere la crisi, ma in realtà stanno intaccando la tradizionale autosufficienza agronomica salentina, caratterizzata da tipicità uniche in tutto il mondo. Non dimentichiamo poi che la Puglia da sempre produce un surplus di energia rispetto alle sue reali esigenze; una quantità che tocca il 180% e che non è stata in grado di diminuire il carbone di Cerano. 
 
(A.C.)