Dopo i ritrovamenti a Giurdignano e Muro Leccese, tocca a Palmariggi: in contrada Scarneo nei giorni scorsi sono venuti alla luce diversi reperti risalenti al periodo Neolitico e che testimonierebbero la presenza di un insediamento primitivo in un’area dove, peraltro, era prevista la costruzione di una complanare per la Maglie-Otranto
A cura di Anna Manuela Vincenti
Il nostro Salento non smette davvero mai di stupirci. E ogni tanto ci ricorda come il passato, anche quello più remoto, quello della preistoria che noi possiamo ritenere sepolto, può ritornare quando meno ce lo aspettiamo. Alcuni mesi fa nelle campagne di Giurdignano è stata ritrovata una cripta edificata in onore di san Basilio, ricadente nei pressi della direttrice dei lavori di ampliamento proprio della Maglie-Otranto; la settimana scorsa a Muro Leccese, durante i lavori per la fognatura è venuta alla luce una necropoli messapica in un’area ma molto vicina agli altri siti archeologici.
Ora il nuovo caso di Palmariggi dove in contrada Scarneo, a due passi dalla Statale 16, sono stati rinvenuti diversi reperti appartenenti al periodo Neolitico.
Ci sarebbe da chiedersi se l’intero percorso, interessato oggi dai lavori per l’ampliamento della strada, nasconda sotto terra ancora molte testimonianze della nostra storia e come mai nessuno si sia interessato a fare degli scavi o delle indagini preliminari o -meglio ancora- una mappatura generale dell’intero tragitto, visto che siamo evidentemente in una zona ad alta densità archeologica.
Ma procediamo per ordine. In una campagna di Palmariggi in località Scarneo dove dovrebbe sorgere una complanare per la Statale 16 (complanari previste dal progetto della nuova arteria ma spesso contestate dagli ambientalisti perché giudicate “serpentoni che deturpano irrimediabilmente il paesaggio”), nei giorni scorsi, l’archeologo Cristiano Villani ha rinvenuto delle importanti testimonianze, nuove scoperte archeologiche di notevole interesse. Si tratta per la maggior parte di reperti preistorici, come manufatti in ossidiana, asce e qualche frammento di ceramica databili al Neolitico finale (III millennio a.C.). Villani, in data 13 novembre, come da prassi ha consegnato al sindaco un elenco dettagliato dei vari reperti e il giorno dopo ha inviato una lettera raccomandata alla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Puglia a Taranto. In particolare la legge sul beni culturali stabilisce “in caso di ritrovamento di cose mobili o immobili quali beni culturali il rinvenitore deve farne denuncia entro 24 ore al Soprintendente o al Sindaco o all’autorità di pubblica sicurezza” (art.90 del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio).
Adesso spetta alla Soprintendenza svolgere i dovuti sopralluoghi e le opportune indagini