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“Scarneo è un sito preistorico e va protetto”

Archeologo per passione e per vocazione, l’artefice del ritrovamento a Palmariggi ci racconta come già nel 2004, quando era studente, era a conoscenza dell’importanza di quell’area. E di quanto fosse necessario intervenire tempestivamente, prima dell’apertura del cantiere 

 

Abbiamo raccolto la testimonianza di Cristiano Villani (nella foto, con in mano uno dei reperti ritrovati a Palmariggi), 35 anni, originario di Cannole e laureato in Beni Culturali, titolare di un’impresa di restauro di opere architettoniche, ma soprattutto archeologo per passione. Villani nel suo paese è anche responsabile del Museo della Civiltà contadina “Cavaliere Ubaldo Villani”. 

Villani, sapeva già dell’esistenza a Palmariggi di un sito di grande interesse dal punto di vista archeologico?

Lo conoscevo già dal 2004. Quando ero studente, ritrovai  5 o 6 esemplari, è stata un’esercitazione universitaria informale per imparare a riconoscere e a datare determinate pietre, che però non ha avuto nessun seguito. Rimase lì sospesa e all’oscuro dei vari organi interessati.

Come ha scoperto recentemente questi importanti reperti? 

Sapevo che da lì a poco ci sarebbero stati i lavori per l’ampliamento della Statale 16 e mi sono ricordato di quei ritrovamenti fatti da studente. Il tutto è stato facilitato dall’aratura, alcuni frammenti li ho ritrovati addirittura tra  gli scarti delle olive, altri tra i muretti a secco, di lì a poco sarebbero andati sicuramente perduti. 

E che cosa ha fatto dopo il ritrovamento?

Dopo averli fotografati ho portato i reperti  in Municipio a Palmariggi, come prevede la legge. Visto che quel giorno il sindaco non c’era, ho consegnato tutto all’Ufficio tecnico comunale. In seguito ho inviato anche una lettera raccomandata alla Soprintendenza di Taranto.

I reperti della zona Scarneo sono unici o ne esistono altri? E quale è la loro importanza?

È senz’altro una notevole scoperta, che fa supporre ad un insediamento importante, perché ci sono delle asce litiche ed alcuni frammenti di ossidiana, molto rara. Nel territorio sono molti gli esempi di insediamenti neolitici, ma sono pochi gli scavi in aree preistorici. 

I ritrovamenti sono concentrati nella zona in cui sorgeranno le complanari o sono sparsi?

Si, concentrano intorno all’area della futura complanare. A mio avviso bisognerebbe proteggerli e cercare di danneggiare il meno possibile il probabile insediamento, che dovrà essere accertato attraverso sopralluoghi ed indagini preliminari. 

Si sente un po’ Indiana Jones? Non è la prima volta che fa scoperte di questo tipo. 

Più che “Indiana Jones l’avventuriero” mi sento un appassionato ricercatore. L’archeologia è sempre stata una mia passione prima ancora di iscrivermi all’Università, faccio queste ricerche perché amo la mia terra e mi sento legato al Salento. Ho fatto diverse scoperte e segnalazioni alla soprintendenza: nel 2001, ad esempio, ho trovato una statuetta della Venere degli Alimini. Nel 2002 ho segnalato un’altra area in località Anfiano a Cannole, dove successivamente si è scavato e sono emerse una chiesetta ed una necropoli svevo-angioine. Di recente, invece la scoperta di Vigna Tursania a Cannole.