Il rettore dell’Università del Salento difende il proprio operato e continua per la sua strada, nonostante le polemiche e il braccio di ferro a oltranza con sindacati e “dissidenti”. Ognuno di loro -e in maniera diversa- sta pagando oggi un prezzo, ma il conto più salato lo dovrà saldare l’ateneo salentino
A cura di Maddalena Mongiò
L’Università del Salento in questi giorni è messa alle corde dal fuoco di fila che arriva dall’una all’altra parte e sono sale e pepe della cronaca locale e non solo. Per il rettore Laforgia si tratta di chiarire il suo eventuale conflitto d’interesse: i senatori accademici hanno sollecitato chiarimenti con interrogazioni urgenti. Per i “dissidenti” di allontanare il rimando del rettore che ha parlato di attacchi strumentali causati dalla sua azione trasparente. La verità, almeno quella che emerge dai fatti noti, vede da una parte il rettore Laforgia tenere con mano ferma -troppo secondo i “dissidenti”- l’ateneo, ma la sua autorità a volte risulta debordante e anche chi gli è vicino pare spaesato. Dall’altra parte c’è qualche incarico negato, qualche incarico revocato e un sindacato che sino a qualche anno fa ha fatto il bello e il cattivo tempo.
In realtà molti di questi veleni pare siano la conseguenza diretta della necessità dei “dissidenti” di stoppare il cammino del rettore Laforgia verso la presidenza della Fondazione dell’Università una volta scaduto il mandato al vertice dell’ateneo. E non solo. La guerra dei veleni è una premessa “naturale” di ogni campagna elettorale e quella per la nomina del rettore non viaggia su parametri diversi. Quindi, con largo anticipo, e con particolare virulenza, tutto il miasma che arriva dall’ateneo potrebbe essere un assaggio di campagna elettorale.
Intanto le bordate hanno colpito Laforgia attraverso la moglie e il figlio. Infatti dai brevetti agli incarichi, il cammino del rettore dell’Università del Salento, Domenico Laforgia, è sempre più accidentato. Sotto i riflettori è capitata anche la professoressa Patrizia Guida, moglie del rettore, ricercatrice della Facoltà di Lingue e Letterature Straniere. Per la mole di incarichi che occupa fa alzare qualche sopracciglio per un eventuale conflitto d’interessi del rettore Laforgia che, almeno in due casi, ha siglato l’incarico alla moglie.
Insomma, dopo il caso dei brevetti affidati alla società “Laforgia, Bruni & Partner”, di cui il rettore è socio fondatore e il figlio Maurizio ne è l’amministratore, salta fuori un nuovo tormentone che mette sulla graticola la punta apicale dell’Ateneo. Il rettore ha stigmatizzato i fatti come frutto di iniziative strumentali e sostanzialmente vuote di contenuti, ma è pur vero che gli incarichi -piccoli o grandi che siano- fanno gola, se non a tutti, certo a molti.