Medici e utenti della presidio del vecchio “Vito Fazzi” alle prese con una serie di problemi, tra cui l’assenza di personale ausiliario e difficoltà nel rifornimento dei farmaci
Mancano medicinali di prima necessità nella guardia medica di Lecce, ma un “viaggio” nella sede situata nel vecchio “Vito Fazzi” restituisce un ritratto più impietoso. I medici che operano all’interno devono fare i conti con i black out di energia elettrica, l’assenza di personale ausiliario, la mancata informatizzazione della struttura, la difficoltà di avere punti di riferimento certi per le urgenze nei casi di malfunzionamento degli impianti.
La struttura è posizionata nelle immediate vicinanze dell’ingresso del vecchio ospedale cittadino e lì convivono segni della modernità -una telecamera di sorveglianza e il distributore di bibite- e dell’arretratezza dei sistemi, oltre che della trascuratezza. Un quadro che certo non giova all’immagine della sanità pubblica e mortifica la numerosissima utenza che si affolla nella stessa guardia medica ogni giorno, dalle 20 alle 8 del mattino e per l’intera giornata nel week-end e nei prefestivi dalle 10 alle 8 del primo giorno non festivo. Nell’ultimo black out medici e utenti hanno dovuto aspettare sino a dopo le 23, prima che una squadra arrivasse per riparare il danno. Il ritardo è la diretta conseguenza dell’assenza di un numero attivo per le emergenze, e quindi i medici di turno devono attaccarsi al telefono e chiamare i dirigenti della Asl. Quindi? Non sempre la risposta è immediata quando queste persone sono fuori dall’orario di lavoro.
A questo si aggiunge la lentezza nel ricevere il rifornimento di medicinali: in sintesi i medici stilano la richiesta che consegnano personalmente alla farmacia del “Fazzi” per poi attendere la fornitura che dovrebbe essere effettuata nel giro di 24 ore. Ma questo non sempre accade e quindi non è infrequente il caso in cui i medici provvedano ad approvvigionare personalmente la guardia medica di farmaci di prima necessità o nel caso di visite domiciliari invitano i parenti del paziente a recarsi nella farmacia di turno più vicina per acquistare i medicamenti.
Non si tratta di casi sporadici, sia chiaro, e la situazione è tanto più pesante se pensiamo all’elevato numero di prestazioni erogate dal presidio del vecchio “Fazzi”: 12mila da gennaio a oggi, una media di 2mila interventi al mese a cui devono aggiungersi le numerose richieste telefoniche. L’elevato numero di prestazioni viene diligentemente annotato in un registro dal medico che effettua la prestazione perché nonostante i tanti proclami sulla digitalizzazione, alla guardia medica, da questo punto di vista, siamo ancora al tempo della diligenza. Avrebbe bisogno di una struttura adeguata, la guardia medica di Lecce, i numeri lo dicono chiaramente, anche perché è il punto rifermento sanitario non solo dell’utenza quando non sono in servizio i medici di base, ma anche dei turisti e dei tanti studenti universitari fuori sede. Il tutto condito da una dose di frustrazione con cui i medici dei presidi di continuità assistenziale (sottotitolo della guardia medica) prestano il loro servizio sentendosi operatori di serie B, a causa del trattamento che gli viene riservato.
Maddalena Mongiò