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Un Muro contro la diossina

È allarme tra la popolazione di Muro Leccese dopo che i controlli dell’Arpa hanno evidenziato per la Consal uno sforamento dei limiti consentiti per le emissioni di diossina. Mentre la proprietà dello stabilimento contesta l’attendibilità delle analisi effettuate, i componenti del locale Comitato Salentambiente vogliono vederci chiaro, a causa dell’elevata incidenza di tumori che colpisce da anni il territorio
 
È stato come un déjà vu, svegliandosi di soprassalto da un incubo che era stato riposto in qualche cassetto del passato. La diossina, eccola che ritorna, ancora, di nuovo, nel territorio intorno a Maglie. Questo dicono le analisi effettuate dall’Arpa Puglia su un campione di emissioni prelevato in data 31 maggio. Sforamento dei limiti di oltre tre volte le soglie consentite a livello regionale per la sostanza cancerogena, arrivata a picchi di 1,41 ng Te/Nmc, a fronte di un limite pari a 0,4 ng. 
Il nome associato alla diossina, però, stavolta, non è quello della Copersalento, ormai smantellata su decisione della Procura, bensì quello della Consal di Muro Leccese, di proprietà del parlamentare dell’Udc, nonché segretario provinciale del partito, Salvatore Ruggeri. Sono stati i carabinieri del Noe di Lecce a disporre l’avvio di accertamenti tecnici, dopo l’esposto presentato due mesi fa dal comitato Salentambiente. 
Nel pomeriggio del 21 giugno, personale ispettivo del Sisp ha rilevato e documentato fotograficamente una notevole fuoriuscita di fumo nero dal tetto e dalle aperture dell’opificio, dandone segnalazione il giorno successivo al sindaco Gabriella Cretì che, la mattina di lunedì 25 giugno, ha emesso un’ordinanza urgente di sospensione dell’attività, poi revocata lo stesso giorno. L’azienda ha infatti ammesso un difetto di programmazione, subito rimosso, al sistema di aspirazione. Non deve essere stata, però, quella la prima volta in cui i fumi neri e continui sono venuti fuori dalla Consal, dal suo camino e dalle sue finestre, visto che esiste -e non è smentibile- un massiccio reportage fotografico che è durato ben 6 anni ed è stato curato dai membri di Salentambiente. È stato questo ad aver dato fuoco alle stoppie, incendiando una delle polemiche più roventi degli ultimi mesi in tema di ambiente. 
Certo, nel frattempo qualcosa è cambiato. Giusto il 18 giugno scorso è stato avviato il nuovo camino con nuovi filtri, tuttora in fase di prova ai fini del rilascio dell’autorizzazione integrata ambientale. Se, però, quei fumi, che fanno parte non del passato ma della storia dell’azienda, sono stati nocivi per i cittadini e non solo, saranno gli ultimi controlli a certificarlo, specie quelli sugli animali. Alla luce di quelle certezze, il ragionamento potrà essere ripreso. E non è certo che ci sia da stare proprio tranquilli. 
 
 
 La replica della Asl di Lecce
 
Aveva parlato di “incompetenza dei dirigenti o di tendenziosità per colpire l’azienda o chi per lui”. Salvatore Ruggeri, proprietario della Consal, aveva il dente avvelenato all’indomani del provvedimento di chiusura dell’impianto, atto adottato dal sindaco di Muro su segnalazione della Asl di Lecce. Ed è da questa, direttamente dal direttore generale Valdo Mellone, che è arrivata la secca replica all’indirizzo del parlamentare dell’Udc. “L’azienda con serena convinzione respinge le accuse di incompetenza o di tendenziosità dei suoi dirigenti, riaffermandone la imparzialità che deve assistere ogni atto di pubblico ufficiale e il rigoroso perseguimento di interesse pubblico”. 
Non solo, il sassolino dalla scarpa la Asl se lo toglie anche in merito alla contestazione di Ruggeri sul mancato rispetto della normativa regionale che impone il vincolo di preventiva diffida a rientrare nei limiti di emissione, che dovrebbe precedere l’interruzione del ciclo produttivo. “È evidente -ribatte Mellone- che l’episodio si colloca totalmente al di fuori delle procedure invocate dall’impresa e riferibili alla legge regionale 44 del 2008, ma si inquadra in quelle di urgenza a tutela della salute pubblica”. 
 
(T.C.)