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Opportunità reale o “buca” nell’acqua?

GOLF
 
Alla Regione Puglia è in discussione una proposta di legge per creare nuovi -e numerosi- impianti sportivi nel nostro territorio (in particolare a Otranto) in un’ottica di destagionalizzazione dell’offerta turistica. Ma rimangono molti interrogativi riguardo all’impatto ambientale, al rischio di speculazione edilizia nonché alla sostenibilità economica di queste strutture, che necessitano di soldi pubblici e la realizzazione di strutture recettive
 
Il progetto rimane lì, nel cassetto, e porta niente poco di meno che la firma di Italia Turismo, la società figlia di Invitalia, l’agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti nel Meridione. L’idea è quella di destinare al golf una parte degli Alimini di Otranto, allargando il campo già esistente da nove buche all’interno della struttura del Club Med, di proprietà della partecipata dello Stato. “Stiamo lavorando all’ampliamento della struttura, che verrà dotata di un campo da golf a 18 buche”, aveva detto nel 2009 Giorgio Palmucci, allora direttore generale di Club Med Italia. 
Sono passati tre anni e quell’idea, cristallizzata nel master plan, è ancora lì, in piedi, congelata forse dal cambio di governo, ma pronta ad essere sdoganata dalla nuova legge regionale sui campi da golf al momento ancora in discussione in commissione. Certo, ci sono i problemi, come quelli legati ai terreni agricoli non di proprietà e che Italia Turismo dovrebbe, a questo punto, acquisire. Ci sono quelli ancora maggiori della compatibilità con le aree protette vicine e la costa a due passi, con un impatto ambientale notevole. 
Eppure, paradossalmente, è proprio in zona Alimini che il Comune di Otranto pensa di ricavare gli spazi necessari ad ospitare insediamenti di questo tipo, magari più nell’entroterra, ma pur sempre nell’area nord. Previsioni che si vorrebbero inserire, sciolte da una vincolistica troppo stringente come destinazione, all’interno del Pug, che si è pronti a stilare. “Nessun progetto è stato depositato al momento- conferma il sindaco Luciano Cariddi– ma stiamo valutando l’opportunità di introdurre nel nuovo strumento urbanistico l’individuazione di aree da 50-70 ettari, che possano ospitare un paio di strutture golfistiche con annessi spazi logistici, necessari per garantire la stabilità di bilanci economici di aziende che, altrimenti, sarebbero già in passivo in partenza. A sud del centro abitato c’è il vincolo del Parco regionale Otranto-Leuca. Lì, invece, fuori dalla zona Sic, si potrebbero adattare ecocampi di nuova generazione”. 
Ma quella distesa verde è davvero ecologica? Ed è davvero questo il turismo a cui il Salento aspira? I numeri, i dati, la storia lasciano dubbi. Perché potrebbe essere l’ennesima “buca” nell’acqua. 
 
Tiziana Colluto