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“Dalle banche pochi impieghi e solo per le imprese medio-grandi”

Secondo Vadrucci sono soprattutto le aziende con molti addetti ad essere avvantaggiate, perchè per loro una banca diventa una sorta di “socio” (che non è interessato a farle fallire)
 
30 milioni e mezzo di euro è la cifra persa nei crediti concessi alle imprese salentine tra febbraio e marzo 2012. Da 3 miliardi e 996 milioni a tremiliardi e 965 milioni e mezzo (-0,76%). Nel totale, infine, la Puglia registra una brutta flessione di oltre 122milioni di euro. La denuncia deriva da Confartigianato Imprese Lecce che in un comunicato riprende i dati risultanti dalle indagini del suo Osservatorio economico – Faro sul credito. 
Su questa situazione difficilmente sostenibile interviene il segretario generale di Confartigianato Imprese Lecce, Mario Vadrucci (nella foto): “Purtroppo le banche chiudono i rubinetti anche dietro le richieste di finanziamento di aziende ben strutturate, senza problemi di liquidità e con un importante storico, anche nei confronti delle banche stesse. Con la nostra Cooperativa di Garanzia, L’Artigiana, insieme a quelle di Maglie e Terra d’Otranto, cerchiamo di aiutare le imprese garantendo il 100% dei prestiti ma, nonostante questo, le banche fanno fatiche ad aprirsi e comunque questo nostro impegno è solo una goccia rispetto a ciò di cui necessitano le attività locali”. 
Le analisi dell’Osservatorio hanno anche rilevato come la maggior parte dei pochi impieghi effettuati delle banche siano destinate ad aziende con un più alto numero di addetti: “Con le piccole imprese la banca non ha difficoltà a chiedere il rientro del prestito, ad attivare forme di riscossione o anche a non concedere il finanziamento, che può attestarsi in media su poco più di 30mila euro. Le imprese medio-grandi hanno invece una maggiore esposizione e le banche non hanno interesse a farle fallire, perché altrimenti perderebbero una cospicua fetta di quanto prestato. Anche se può apparire strano, quindi, al giorno d’oggi è meglio avere molta esposizione verso le banche che in questo modo diventano una sorta di socio dell’impresa”. 
 
(A.C.)