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Palazzo Orsini: chiuso causa crisi di Consiglio

Azzerata martedì scorso l’assise comunale: l’era dell’amministrazione Coluccia si chiude così in modo traumatico, tra dimissioni e veleni. Galatina tornerà dunque al voto nella prossima primavera 
 
Si è consumata nella giornata di martedì, a Palazzo Orsini, la fine traumatica della legislatura con la firma di 12 consiglieri -6 di maggioranza e 6 di opposizione- e le dimissioni “solitarie” di Marco Lagna (Io Sud), che non ha firmato il documento sottoscritto dagli altri consiglieri. La crisi si era aperta durante l’ultimo Consiglio comunale con il ritiro della fiducia dei consiglieri socialisti (Marcella Biancorosso, Giuseppe Spoti, Giuseppe Marrocco, Massimo Sparapane) e della consigliera dei Moderati e Popolari, Maria Grazia Sederino, ma ha avuto un’improvvisa accelerata nella giornata di lunedì quando i socialisti hanno ufficializzato il loro passaggio all’opposizione e il ritiro dei loro assessori: Antonio Garzia (Attività Produttive) e Carmine Spoti (Urbanistica e Ambiente). Hanno firmato le dimissioni contestuali i consiglieri di maggioranza: Antonio Pepe (Udc), Maria Grazia Sederino (Moderati e Popolari) e i quattro consiglieri socialisti. Dall’opposizione hanno firmato compatti i consiglieri del Pdl e del Pd (Maurizio Fedele, Giuseppe Viva, Francesco Sabato, del Pdl e Daniela Vantaggiato, Piero Lagna, Daniela Sindaco, del Pd). 
I problemi il sindaco Giuseppe Coluccia li ha incontrati subito: lo strappo nella lista Polis con la fuoriuscita di Maria Grazia Sederino (approdata ai Moderati e Popolari) e di Andrea Maio (rientrato nei ranghi a velocità della luce); come pure Marco Lagna (Io-sud) che con gli altri due consiglieri formò un gruppo misto e poi tornato a casa. Era dicembre dello scorso anno, esattamente un anno fa, nell’intermezzo le bacchettate dei socialisti, le dimissioni dell’assessore ai Lavori Pubblici, Augusto Calabrese, del Bilancio, Claudio Pisanello, (con uno strascico polemico sulla decisioni di alienare l’ex carcere mandamentale e anche lì ci furono lettere inviate al prefetto per la legalità). Infine, i due assessori socialisti, ma la strada ormai era segnata. Certo è che oggi Galatina si ritrova punto e a capo. 
Intanto, i coordinatori del Pd, Mario Mele per Galatina e Giovanni De Benedetto per Noha, affermano: “Il Partito  Democratico e il suo gruppo consiliare in coerenza con l’azione politica e di opposizione sui temi della legalità e dell’inconcludenza amministrativa del governo Coluccia hanno messo fine a questa infausta parentesi della vita politica e amministrativa e sono pronti per un progetto di rilancio e di ricostruzione della città”.  
Giuseppe Spoti, consigliere socialista, riflette con amarezza: “Il peso e la responsabilità di quello che è accaduto gravano totalmente sulle spalle dell’ormai ex sindaco che ha dato ampia dimostrazione di inadeguatezza al ruolo, anche negli ultimissimi minuti della crisi. È troppo banale, ora, il tentativo di qualcuno di giocare a demonizzare il Psi ma la nostra città è testimone dell’incapacità amministrativa di Giancarlo Coluccia e dei suoi fedelissimi, aggravata poi dal problema della legalità”. 
Scelta difficile quella dei pidiellini, non condivisa dai vertici del partito disponibili a dare una mano a Coluccia: “Abbiamo fatto una scelta difficile -afferma Fedele- con la mano sulla coscienza perché il bene della città viene prima delle logiche politiche”. E ancor più difficile la scelta di Antonio Pepe (Udc): “L’Amministrazione era talmente bloccata, senza un progetto politico, quindi l’unica possibilità di riscatto per la città e per il mio partito passava dall’azzeramento del Consiglio comunale, non avendo il sindaco Coluccia messo in moto un percorso corretto per superare la difficilissima crisi. A questo si è aggiunto il problema della legalità su cui non è mai stata fatta chiarezza, in poche parole non abbiamo avuto altra scelta e abbiamo ritenuto doveroso restituire la parola agli elettori”. 
 
Maddalena Mongiò