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“Noi, lavoratori di Boncuri, abbandonati a noi stessi”

Medi Eci denuncia l’isolamento in cui la Cgil avrebbe lasciato lui e altri ex lavoratori della masseria di Nardò dopo la chiusura della stessa 
 
Settimane fa ci parlava delle sue drammatiche disavventure vissute come addetto alla raccolta della masseria Boncuri di Nardò; un’esperienza trascorsa, insieme ad altri compagni, in drammatiche condizioni economiche e sociali. Medi Eci (nella foto) è così diventato uno dei simboli della lotta alla schiavitù e al caporalato di cui per anni sono stati vittime centinaia di extracomunitari. Dopo il suo trasferimento a San Pietro Vernotico, la vicenda di Medi ha subito ulteriori evoluzioni, ma permangono ancora molte difficoltà e un costante conflitto con il sindacato, accusato di aver approfittato dei ragazzi di Boncuri solo per strategie politiche.
Medi, ci eravamo lasciati con il tuo trasferimento, insieme a tre tuoi colleghi, presso un centro di accoglienza a San Pietro Vernotico. Adesso invece sei ospite di una struttura della Caritas. Cosa è successo?
Lo scorso 2 settembre siamo stati trasferiti a San Pietro Vernotico con la speranza di trovare lavoro con l’associazione Libera. Abbiamo lavorato il 5 settembre e il giorno successivo, su richiesta della Cgil, abbiamo partecipato alla manifestazione di protesta contro il Governo tenutasi a Bari. La settimana successiva abbiamo lavorato un giorno e poi, inaspettatamente e senza spiegazioni, ci hanno detto che dovevamo lasciare il centro. Solo nei giorni successivi abbiamo saputo che la nostra presenza era considerata un pericolo per gli altri ospiti, composti quasi esclusivamente da donne. 
Vi era stato promesso un corso di formazione professionale finanziato dalla Regione, ma non è ancora partito. Sai dirci a cosa è dovuto questo ritardo? 
Il corso ci è stato promesso dalla Cgil, ma in realtà è un loro strumento per tenerci legati a loro. All’inizio volevano ritardare la chiusura di Boncuri per permetterci di partecipare alla manifestazione contro Berlusconi e in effetti eravamo in prima fila in quell’occasione; in quanto stranieri ed extracomunitari, avevano bisogno di noi. Stesso discorso anche per l’assemblea di Roma; ci hanno pagato il viaggio solo per fare bella figura davanti al loro segretario nazionale che aveva chiesto la nostra presenza. Ad ogni modo, ci hanno detto che grazie a questo corso avremmo potuto migliorare la nostra condizione personale ed occupazionale e che, data la difficoltà di accesso, ci avrebbero dato una mano per parteciparvi e proprio la nostra presenza a Bari e Roma avrebbe aumentato le nostre possibilità di accesso. Da allora, però, non abbiamo saputo più nulla; i corsi non sono iniziati e loro non sono mai reperibili.
I tuoi rapporti con la Cgil continuano quindi ad essere tesi e immaginiamo che nemmeno dal punto di vista economico ci siano dei risvolti positivi. 
Al momento qui a Lecce mi sto mantenendo come muratore. I sindacalisti, o comunque persone vicino alla Cgil, hanno però aperto tempo fa un conto corrente destinato a raccogliere fondi a nostro favore. Attraverso vari contatti, ho saputo che molte persone di Milano, Roma e anche francesi hanno apprezzato le nostre manifestazioni di protesta e hanno deciso per questo di sostenere questo conto con delle offerte. Purtroppo però non possiamo usufruire del denaro depositato perché il conto corrente non è intestato a noi, ma sembra sia a nome dell’associazione “No Cap”. Sono deluso, tant’è vero il 16 dicembre la Cgil ci ha invitato a partecipare ad un’assemblea a Nardò, ma abbiamo rifiutato, anche perché purtroppo due dei ragazzi che stavano con me, ora si trovano a Reggio Calabria all’interno di una casa abbandonata, mentre solo uno è rimasto a San Pietro Vernotico. 
 
Alessandro Chizzini