A seguito del piano di riordino ospedaliero l’ospedale della “Città Bella” rischia di privarsi di uno dei suoi reparti d’eccellenza, tra proteste e smentite
I timori che si rincorrono da mesi per la paventata chiusura dei reparti di Ostetricia di vari nosocomi salentini toccano anche il “Sacro Cuore di Gesù” di Gallipoli. La Regione Puglia è obbligata a fare i conti con un austero piano di rientro del deficit sanitario e la città bella rischia così di privarsi di uno dei sui reparti migliori. Un presidio che accoglie pazienti anche dai numerosi paesi limitrofi. Tutto ciò perché il piano di riordino ospedaliero varato dalla giunta Vendola prevede la dismissione dei punti nascita che contano meno di mille parti l’anno.
A tal proposito si registra l’intervento del direttore sanitario salentino Valdo Mellone, che parla di “indiscrezioni e anticipazioni che non hanno nulla di oggettivo. Ad oggi -prosegue Mellone- non esiste nessun elenco, né ufficiale né ufficioso, dei punti nascita che chiuderanno e di quelli che rimarranno attivi”. Gli fa eco l’Assessore alla Sanità Tommaso Fiore, che dichiara come “nulla è ancora deciso sulle chiusure del reparto di Ostetricia a Gallipoli come negli altri comuni ed è prematuro fare delle previsioni”. Tuttavia Mellone, se da un lato prova a tranquillizzare la popolazione salentina, dall’altro ammette che l’intesa Stato-Regioni varata lo scorso dicembre porterà inevitabilmente ad un ridimensionamento dei punti nascita anche in provincia di Lecce. Da qualche tempo molte comunità salentine sono scese in piazza per difendere il proprio ospedale. In alcuni casi presentando dei ricorsi al Tar di Bari.
È quanto accaduto a Nardò, Campi Salentina, Gagliano del Capo, Poggiardo e Massafra. I giudici amministrativi del capoluogo pugliese hanno rigettato i ricorsi presentati da Comuni e comitati nel tentativo di mantenere in vita i presidi sanitari o alcuni loro reparti. Il rischio che anche a Gallipoli si assista allo stesso film non è quindi da escludere.
Stefano Manca