All’indomani dell’operazione che ha inferto un duro colpo alla Sacra Corona Unita, si apre a Lecce il dibattito sulla necessità dei test antidroga obbligatori per tutti gli amministratori
All’indomani dell’operazione “Augusta” con cui i Ros hanno stroncato il clan Rizzo della Scu che avrebbe rifornito di droga la Lecce bene e che ha contato 45 ordini di custodia cautelare e 20 indagati a piede libero, il mondo politico del capoluogo sta vivendo momenti concitati. Il dubbio che ci siano degli assuntori di droga nel Consiglio comunale (e non solo) è poca cosa, adesso sono tutti d’accordo (o quasi): ci vuole il test!
Il primo cittadino Paolo Perrone, dopo aver mostrato i risultati del suo di test, seguito a ruota da Roberto Marti, ha fatto il suo appello: “Per evitare illazioni, alimentare dubbi e sospetti su chicchessia e sgomberare il campo da equivoci e strumentalizzazioni di sorta, invito tutti, esponenti di maggioranza e di opposizione, a sottoporsi non soltanto al test delle urine ma pure a quello tricologico, cioè sul capello”. Si tratta di un sofisticato drug test, che rileva attraverso i capelli sostanze come oppiacei (eroina, morfina e simili), cocaina (crack e simili) e thc (marijuana e hashish), ma anche altre sostanze sintetiche, dal Lsd al Mdma. Le amfetamine sono le uniche sostanze che in genere non vengono rilevate dall’esame tricologico, ma di certo le restanti sarebbero più che sufficienti a scatenare una vera bufera.
La fretta di eseguire questi test viene dalle provocazioni della senatrice Adriana Poli Bortone, la quale è ritornata a chiedere “la necessità, per un fatto di trasparenza, dio procedere immediatamente con la richiesta, così derisa e avversata, del test anti droga per tutti gli amministratori”, visto che secondo quanto dichiarato dalla stessa Poli, sarebbero stati indicati tra gli assuntori un parlamentare e un amministratore comunale. Perrone giudica, infatti, “paradossale che il dibattito politico sia incentrato esclusivamente sulle polemiche legate alla presunta assunzione di stupefacenti da parte di amministratori comunali”. La senatrice taglia corto e subito risponde a Perrone dicendo: “Bravo, sindaco, meglio tardi che mai. Apprezzo quest’iniziativa che fa seguito alla richiesta da noi avanzata molti mesi fa. Se il sindaco, all’epoca, invece di fare polemiche avesse assecondato la nostra richiesta oggi parleremmo di altro”.
Intanto, i capigruppo di Pd, Io Sud e Udc (rispettivamente Antonio Rotundo, Francesco Cazzella e Wojtek Pankiewicz), parlano di “vivo e diffuso allarme, sconcerto e preoccupazione tra i cittadini” per la presunta compromissione di amministratori locali, e chiedono al sindaco “quali iniziative intenda adottare” e, di conseguenza, “l’apertura di una discussione sui fatti accaduti”.
“Test anti-droga per tutti, anche per consiglieri ed assessori regionali”, a chiederlo è il presidente del Gruppo Udc alla Regione Puglia, Salvatore Negro. “Non vogliamo giudicare nessuno né entrare nella vita privata dei singoli -ha sottolineato il capogruppo Udc- ma la moralizzazione della vita politica passa anche attraverso questa strada. Chi fa uso di sostanze stupefacenti e riveste cariche pubbliche corre il rischio di essere “ricattabile” e quindi condizionato nel proprio agire. Si tratta di comportamenti che, per dirla con le parole del cardinale Bagnasco, “appesantiscono il cammino comune”. Chi riveste cariche pubbliche deve essere “trasparente” sempre e comunque e assumere uno stile di vita compatibile con il decoro delle istituzioni che rappresenta”.
“Augusta”, un successo in piena regola
Le accuse, a vario titolo: associazione di tipo mafioso, traffico e cessione di sostanze stupefacenti (in particolare cocaina ed eroina), estorsioni aggravate dal metodo e dalle finalità mafiose. L’operazione “Augusta”, ha inflitto un duro colpo al tentativo di rinascita di uno dei clan storici della Sacra Corona Unita, quello capeggiato dal boss Totò Rizzo, che dal carcere avrebbe cercato di ricostruire il gruppo e riconquistare il territorio, un’impresa tutt’altro che improbabile se si pensa che la Sacra Corona Unita così come la mafia tutta, prima di essere un’organizzazione criminale rappresenta per molti quasi un’ideologia, che si è fatta strada negli anni e che ha trovato terreno fertile tra i giovani, quei giovani sui quali Rizzo stesso cercava di fare leva. Tanto il lavoro delle Forze dell’ordine, ancora di più il plauso delle autorità politiche, ma questa ideologia è difficile da scrostare, specie nella realtà odierna che vede all’orizzonte solo precariato e difficoltà per tutti i giovani.
L’operazione “Augusta”, conclusa dai Ros, i Reparti Operativi Speciali dei carabinieri, e coordinata dal Comando di Lecce dell’Arma, è il frutto di un‘indagine nata alcuni anni fa, è la mafia che si mescola nella vita quotidiana senza dare nell’occhio, la cosiddetta “mafia imprenditoriale”, usando le parole del procuratore capo Cataldo Motta (al centro nella foto). L’esempio più eclatante il filone, sempre interno alla stessa operazione, che vedeva il coinvolgimento del sodalizio nel controllo, quasi un monopolio, dei servizi di “guardia” agli esercizi pubblici locali, tramite l’agenzia “Iron Service”, con sede a Lecce, riconducibile a Ivan Firenze e a Salvatore Rizzo. In particolare questa agenzia sperimentava da qualche anno, una nuova forma di pagamento del “pizzo”, sotto minaccia, obbligava così i gestori dei locali a reclutare i body guard da loro indicati. L’inchiesta è stata arricchita da due ulteriori attività investigative condotte nel 2011, dai Carabinieri delle compagnie di Maglie e Lecce.
Tantissime le congratulazioni alle Forze dell’ordine, giunte per il buon esito dell’operazione “Augusta”. Se per il sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano, “il lavoro delle Forze dell’ordine e della magistratura conferma, a pochi giorni dalla vasta operazione antidroga che ha condotto all’esecuzione di 29 ordinanze di custodia cautelare a Taranto, che nel Salento non c’è posto per organizzazioni criminali che puntino al controllo del territorio. Ho espresso al colonnello Ferla le congratulazioni per l’importante operazione anticrimine di questa mattina. Numero di arresti e ramificazione dell’organizzazione colpita -continua Mantovano- attestano il peso dell’operazione effettuata dai Carabinieri del Comando Provinciale di Lecce e dai Militari del ROS, che ha permesso di consegnare alla giustizia 49 presunti affiliati al clan Rizzo”.
Il senatore Albero Maritati è convinto che la “criminalità organizzata nel Salento, che si riteneva estirpata o fortemente ridimensionata, torni ciclicamente a mostrare capacità di penetrazione e di espansione che va ben oltre i confini provinciali e regionali, maggiore attenzione è dunque necessaria -sottolinea Maritati- in difesa della legalità e del corretto funzionamento delle Istituzioni democratiche a tutti i livelli!”. Il senatore ha esposto pubblicamente il suo ringraziamento verso il Comando Provinciale dell’Arma e a tutto gli uomini che hanno reso possibile l’operazione.
Eleonora L. Moscara