Dopo essere stati messi sulla strada di punto in bianco lo scorso 4 agosto, gli operatori dei centri diurni di salute mentale della provincia di Lecce hanno ottenuto ora una proroga di due mesi. Una situazione grottesca per chi ogni giorno cerca di alleviare le sofferenze dei tanti pazienti psichiatrici, impegnandoli in attività ricreative finalizzate alla riabilitazione e all’integrazione sociale
Due mesi di speranza. Una speranza che gli operatori dei Centri diurni di salute mentale regalano ogni giorno ai loro pazienti. È stata una decisione dell’ultima ora a placare (per poche ore) le polemiche su una decisione della Asl di Lecce che risale allo scorso 4 agosto che ha dell’incredibile, cioè chiudere i centri e non rinnovare i contratti dei 23 operatori.
E la protesta dei lavoratori aveva già raggiunto il livello di guardia con la creazione di un presidio permanente insieme alle famiglie degli utenti presso la sede della Direzione generale Asl in via Miglietta a Lecce e l’intenzione di sensibilizzare il prefetto di Lecce, Giuliana Perrotta, su una vicenda che non può lasciare indifferenti per le conseguenze. La decisione della Asl era arrivata come un fulmine a ciel sereno: si interrompeva di punto in bianco un servizio fondamentale di accoglienza e riabilitazione nei confronti di persone con disabilità psichiche, le cui famiglie avrebbero dovuto provvedere da sole alla cura e al riguardo dei propri cari.
Un servizio essenziale quindi svolto non da operatori generici, ma da personale che di volta in volta assume le vesti di falegname, esperto di giardinaggio, di musica, teatro, pittura, cartapesta e che si impegna nei centri Diurni di Lecce, Lequile, Strudà, Campi Salentina, Galatina e Nardò e nei Laboratori espressivi del Centro per la Cura e la Ricerca sui Disturbi del Comportamento Alimentare di Lecce. Assunti all’epoca come Co.co.co., ricevono uno stipendio medio di 800/850 euro al mese per chi lavora per le 18 ore settimanali, cioè il massimo possibile.
Adesso è arrivato il dietro front improvviso della Asl, con una proroga di altri due mesi. Ma è ovvio che non si può continuare in questo modo perché si lede la dignità di chi lavora in un settore delicatissimo che richiede ogni giorno oltre che competenza, serenità e attenzione nei confronti di pazienti bisognosi di continua assistenza. Sulla vicenda è intervenuta Antonella Cazzato, segretario provinciale della Cgil Lecce: “Pur considerando quello ottenuto dai lavoratori e dalle famiglie degli utenti un risultato positivo, è importante che la Asl costituisca, nel più breve tempo possibile, di un tavolo tecnico per entrare nel merito della proposta di riprogrammazione dell’attività dei centri e per valutare quale percorso scegliere per salvaguardare i posti di lavoro del personale”. La Cgil inoltre auspica che sia finalmente data una risposta “alla legittima aspettativa dei lavoratori di vedersi riconosciuto un percorso professionale che fino ad ora, all’interno delle strutture, ha garantito un’elevata e riconosciuta qualità del servizio per decenni”.