A distanza di un anno esatto, schieramenti e partiti cominciano a pensare alle elezioni comunali del prossimo anno. Tavoli programmatici in atto e primarie in vista per il Pd leccese
Lecce ha davanti a sé ancora un anno e poi, quando le urne lo decreteranno, avrà una nuova storia da vivere. Che potrebbe essere il proseguimento di quella attuale o, se i cittadini lo decideranno, una svolta vera e propria. Una corsa lunga ancora dodici mesi, ma che già oggi mostra i primi fermenti politici. Piccoli passi, proporzionati e calibrati, ma emblematici di una competizione elettorale che si prevede agguerrita, tanto è importante la conquista del palazzo del capoluogo salentino. Mentre sul nome di Paolo Perrone non sembra esserci alcun dubbio (il Pdl al completo, “mantovaniani” compresi, sosterrà il sindaco uscente) si fanno strada ipotesi alternative, come quella del Movimento Regione Salento di Paolo Pagliaro e il gran ritorno della “signora di Lecce”, la senatrice Adriana Poli Bortone.
E con l’Udc ad ago della bilancia della situazione (lo scudocrociato attingerà dalla società civile il suo candidato a sindaco) resta ferma la coalizione del centrosinistra leccese, che vede nel Pd la sua componente maggioritaria. Primarie sì, primarie no. Questo sembra essere il dilemma, non tanto per lo strumento ormai consolidato, quanto per i protagonisti. “Perché si parla di primarie, quando ancora non ci sono i competitor”, chiede giustamente un pezzo storico del partito, come il vicepresidente del consiglio comunale Antonio Torricelli. Previste per ottobre prossimo, al momento, le primarie vedono un solo candidato ufficiale: Carlo Salvemini, che dal Pd ha preso le distanze un paio di anni fa, tanto da non ritenere coerente il subentro allo scranno di Carlo Benincasa, dopo la sua scomparsa. Eppure si faranno. Ad assicurarlo il portavoce del centrosinistra leccese, Antonio Rotundo, che non mostra alcun dubbio in merito. Intanto, questo è il momento dei tavoli programmatici, del confronto. “Si è riunito il centrosinistra leccese. Al tavolo oltre ai diversi segretari della città capoluogo erano presenti i segretari provinciali -si legge in una nota ufficiale del Pd leccese-. Si è affermata la centralità della coalizione di centrosinistra, punto di partenza imprescindibile per la costruzione di un progetto alternativo per la città di Lecce. È emersa l’importanza del coinvolgimento, nelle forme e nei modi che si andranno a definire nei prossimi incontri, di associazioni, movimenti e partiti interessati a contribuire alla definizione di un nuovo progetto di città, in contrapposizione a quello delle destre espresso in questi anni dalle amministrazioni passate. Si è concordato sull’opportunità di non porre nessuna pregiudiziale sul percorso di individuazione del candidato a sindaco, ribadendo l’importanza di aprire la città al protagonismo ed alla partecipazione. Tutti i partiti del centrosinistra leccese hanno condiviso l’impegno per la campagna referendaria a difesa dell’acqua pubblica, contro il nucleare e per la cancellazione del legittimo impedimento”.
E i partiti in questione, firmatari di questo documento, oltre al Pd, sono l’Italia dei Valori, Sel, Prc, Pdci, La Puglia per Vendola e il Partito Socialista. Anche il Pd non rinnega l’ipotesi di un candidato della società civile, qualora la coalizione lo accettasse e le primarie lo scegliessero. Potrebbe fungere da collante. Sui nomi, in casa Pd, è ancora top secret. Certo è che, stando ai fatti, la città di Lecce potrà distinguersi per un’enormità di liste (i “pezzi grossi” del Pdl potrebbero scendere in campo con le personali) e ben cinque candidati, se il Movimento Regione Salento dovesse proporne uno proprio. Ci sarebbe solo l’imbarazzo della scelta.
Barbara Politi