Cerca

Il viaggio cromatico di Carlo Cego verso Sud

Una mostra a San Francesco della Scarpa racconta l’esperienza pittorica dell’artista di origine veneta, innamorato della luce di Otranto 
 
Una finestra sulla linea dell’orizzonte fra mare e cielo, fra Est e Ovest, a Otranto. L’esperienza pittorica di Carlo Cego, veneto di nascita, trapiantato a Milano ma rapito dalla luce di Puglia, si dipana in una Otranto, di circa venticinque anni fa, crocevia di amici, intellettuali e artisti. Il luogo più ad Est della nostra regione, “assediato” dalla prima luce del mattino, gli suggerisce “infinite”, sovrapposte stesure di colore, in composizioni minimali. Lo si ricorda oggi con una mostra, a cura di Michele Afferri e Marinilde Giannandrea, allestita nel complesso di San Francesco della Scarpa a Lecce. 
La formazione  di Cego avviene a Roma, tra la fine degli anni Cinquanta e i primi dei Sessanta, in un contrapporsi di gruppi artistici che coniugano impegno sociale e ideologico con astrattismo e  sperimentazione. E proprio sul solco di un linguaggio minimale e di una ricerca geometrica e cromatica, che si inserisce il percorso di Cego, assistente di Gastone Novelli al Liceo Artistico di Brera a Milano. L’incontro con il Sud gli consegna lo spazio infinito dell’orizzonte e l’energia di una luce diffusa, che esalta i colori della sua tavolozza. Queste scoperte coincidono con gli incontri con gli amici Vanni Scheiwiller e sua moglie Alina Kalczynska, Guido Ballo, Dadmaino, Carlo Berté, Antonio Trotta, Franco Vaccari, Umberto Riva, che si sono ritrovati in questo lembo di terra ad est, richiamati dall’artista milanese Vittorio Matino, fra tutti sicuramente il più innamorato di Otranto. 
La pittura di Carlo Cego si alimenta così di una forza evocatrice e di un contenuto lirico, che alcuni luoghi hanno come intrinseca espressione della propria storia. Un’ overdose di colore e luce che accoglie la geometria delle tele, seriali, reiterate come nelle teorie di santi bizantini. Profondi “blu notte” che rimandano a fiabeschi cieli orientali e fasci di luce, che come strisce di arcobaleno, fendono il bianco assoluto del quadro. Sono stesure ampie, scandite da un lento tempo meridiano, che si contrappone ad un vorticismo cromatico della contemporanea avanguardia oltreoceano. La pittura per Cego è la forma stessa della luce, che fa brillare quel mare d’Otranto che strizza l’occhio all’Oriente. La mostra resterà aperta sino al 27 marzo; per informazioni: 0832.307415.
 
Antonella Lippo