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Venti di guerra

La recente autorizzazione della Regione Puglia che consente la costruzione di un megaparco eolico tra Vernole e Castrì è osteggiata dagli ambientalisti convinti dei danni al paesaggio, all’avifauna e alle tipicità che causeranno le megatorri. Da parte delle amministrazioni del luogo, invece, il problema non sussiste: tutto verrà realizzato a regola d’arte, permettendo lo sviluppo del territorio. 
Intanto il senatore Giuseppe Pisanu, presidente della Commissione parlamentare Antimafia, avverte: “La criminalità organizzata è molto interessata al business delle energie rinnovabili in Puglia”
 
Questa volta è colpa del vento. Non del sole o del mare, che pure identificano le risorse principali del Salento secondo l’immaginario collettivo. La “colpa del vento” è quella di spirare con regolarità e intensità, facendo muovere gli interessi di chi investe nelle energie alternative. Località “Campana” e “Filandra”, tra Vernole e Castrì: è tra queste campagne che troveranno posto 11 aerogeneratori per una potenza complessiva di 22 MW, un cavidotto interrato della lunghezza di circa 16 Km, che interesserà anche i comuni di Caprarica e Martignano, e una cabina MT/AT, nel Comune di Martignano. 
Niente da eccepire secondo la Soprintendenza per i beni Architettonici e Paesaggistici. Quindi tutto in regola secondo le leggi vigenti. Un po’ meno secondo quanto rilevato da Save Salento, l’associazione ambientalista che lotta per la tutela del territorio, e il Forum Ambiente e Salute: “Il cataclisma del mega eolico si abbatte su un’area del Salento, che sin ora si era creduta vergine e salva, quella dei Comuni delle Terre d’Acaya e Roca”. Save Salento ricostruisce i fatti: “Il 2 dicembre scorso, sul bollettino ufficiale della Regione Puglia, n. 180, viene pubblicata l’autorizzazione unica, concessa ad una società di nome Tarifa Energia S.r.l., per la costruzione ed esercizio di un maxi impianto di produzione di energia elettrica da fonte eolica della potenza di 22 MW, per ben 11 mega torri d’acciaio e pale rotanti, ben più alte di 100m, e per la realizzazione di tutte le opere connesse e delle infrastrutture indispensabili alla costruzione dell’impianto stesso, cavidotti, elettrodotti, cabine di trasformazione, strade, sbancamenti impressionati, sradicamenti di alberi, spiegamenti, cementificazioni, trincee di scavo di chilometri e chilometri”. 
Si tratta di un’area ricca di uliveti, molti con esemplari plurisecolari e monumentali, muretti a secco, trulli e masserie. Lì si estende la foresta degli ulivi della pregiata varietà locale ‘ogliarola’; un patrimonio pubblico, identitario ed agricolo: “Non si comprende come si possa aver autorizzato questo impianto, notoriamente ‘falcidia uccelli’, quando, nello stesso Comune di Vernole e a poca distanza, insiste l’Oasi Naturale delle Cesine, in parte anche Oasi Wwf; area umida la cui importanza internazionale per gli uccelli fu sancita già nel 1971 in Iran dalla Conferenza di Ramsar, Convenzione internazionale relativa alle zone umide di importanza internazionale, soprattutto come habitat degli uccelli acquatici. Un riconoscimento che afferma l’importanza per gli uccelli migratori di tutto il territorio del Salento, per la sua eccezionale posizione di crocevia nel Mediterraneo. Le Cesine, un luogo di attrazione per l’avifauna, che vi giunge da ogni angolo del Mediterraneo, sono state totalmente ignorate dalla Regione Puglia in nome della speculazione eolica”. 
Oltre la danno la beffa, secondo le associazioni ambientaliste: lo scorso 11 dicembre proprio nel Comune di Vernole, nel castello del borgo di Acaya, l’assessore regionale all’Assetto del Territorio della Regione Puglia, Angela Barbanente, ha presentato il progetto “Ecomuseo dei Paesaggi di Pietra di Acquarica di Lecce”, un’iniziativa dal titolo ‘Raccontare il paesaggio’, patrocinata dal Comune di Vernole e dalla Regione Puglia. “Proprio un esaltare la bellezza del paesaggio, di quello stesso orizzonte che, pochi giorni fa, la stessa Regione Puglia ha vilipeso, consentendone l’innalzamento, lì, di un’immensa corona di spine d’acciaio. Un altro ecomuseo in Puglia, che rischia di diventare, ancor prima di nascere (o forse è stato patrocinato dalla Regione Puglia con quell’intento velato), una tomba, luogo intellettuale della memoria, del ricordo”.  
 
 
Pisanu: “Affari sporchi e rinnovabili”
 
La mafia punta alle energie alternative. È il presidente della Commissione parlamentare Antimafia, il senatore Giuseppe Pisanu, a lanciare l’allarme proprio da Bari dove nei giorni scorsi ha fatto il punto della situazione criminale nella Regione Puglia. “In Puglia -ha sottolineato il presidente dell’Antimafia- la criminalità è modernamente organizzata, capace di ricorrere a tecnologie sofisticate e di intervenire con capitali sporchi in settori dell’economia e di regolare i conti, all’occorrenza, con la forza delle armi”. 
È dunque l’energia pulita a costituire il nuovo business: “Certi criminali hanno dimostrato abilità di ricorrere agli intrecci finanziari e societari per muovere i propri capitali, e abilità con cui scelgono i settori più redditizi di investimento. Basti pensare a quello che stanno facendo nel settore della ‘green economy’, delle energie alternative. C’erano allarmi su presunte infiltrazioni mafiose in queste attività e hanno trovato ulteriori conferme. Basti pensare all’accaparramento di terreni da parte della criminalità organizzata che poi li utilizza per impianti fotovoltaici, investendovi direttamente o rivendendoli a società esterne. Stessa operazione si verifica per l’eolico. Essendo la Puglia la regione italiana che ha la più alta potenza installata nel settore dell’eolico e avendo tutte le mafie italiane -nessuna esclusa- prestato grande attenzione a questo settore, sarebbe impensabile che si fossero distratte soltanto in Puglia. In Salento, per esempio c’è grande attenzione delle organizzazioni criminali sul fotovoltaico”. 
Parole che sono state accolte con grande attenzione dal presidente della Regione Nichi Vendola (nella foto in basso): “Il presidente Pisanu va ringraziato perché pone un problema che chi si occupa di antimafia conosce bene. Ovunque si produce ricchezza, lì si concentra l’attenzione delle mafie. E Pisanu ci dice quella che è la sua esperienza. La Regione Puglia è pronta ad affinare gli strumenti per contrastare il fenomeno. Noi siamo fieri di appartenere ad una regione che ha fatto della green economy la cifra del proprio modello di sviluppo, siamo fieri di considerare l’ecosostenibilità la nostra ‘religione laica’, sapendo però che il demonio è pronto ad affacciarsi anche in questo settore, e per questo bisogna affinare gli strumenti”. Anche la vicepresidente regionale Loredana Capone concorda con Vendola e Pisanu: “Le preoccupazioni sollevate dal presidente antimafia sono le nostre e già da molto tempo. È per questo che stiamo studiando protocolli aggiuntivi da stilare con la Guardia di Finanza, per ottenere controlli sempre più accurati che possano agire anche in via preventiva”.