L’assessore provinciale alle Politiche del Lavoro indica le prospettive su cui lavorare per contrastare l’emergenza occupazionale nel Salento. L’imperativo? Puntare sulla formazione
Un tempo, “quelli del Sud”, lasciavano a lacrime amare la propria terra per trovare lavoro: tutti ricorderanno l’ondata migratoria degli anni Settanta verso la Fiat di Torino. Ora, però, non si ha più voglia di cercare fortuna altrove. Il 2010 volge quasi al termine e, quasi in modo naturale, viene da chiedersi se il prossimo anno sarà migliore. È questo che sperano i salentini che, a causa del vortice in cui molte aziende della provincia sono cadute, hanno perso il lavoro o sono stati “ricollocati”. È a questo che ambiscono i tanti giovani che, seppur con una laurea in mano, sono ancora a spasso e in cerca di una risposta alle loro speranze. Il 2010 lo ricorderemo come l’anno della crisi, non c’è dubbio. Abbiamo chiesto a Ernesto Toma, assessore provinciale alle Politiche del Lavoro, quali sono i “numeri” della crisi salentina, se ci sono rimedi per superarla e se esiste, ancora, qualcosa in cui sperare.
Assessore Toma, la crisi evidente a livello nazionale ha colpito anche il nostro territorio: può dirci quali sono i numeri o, più semplicemente, delineare la tendenza?
A dir la verità è meglio non dare numeri, spaventerebbero un po’ tutti. Ci sono alcune vertenze in atto (Bat, Adelchi, Fiat Cnh, Filanto) che hanno a che fare col mondo privato: l’amministrazione, d’intesa con i sindacati e i rappresentanti aziendali, lavora per trovare le migliori soluzioni. La Provincia ha anche delle vertenze interne, però, con aziende che non è più possibile finanziare; anche nei casi di Salento Energia o Censum si cerca di far quadrare i conti, evitando i licenziamenti, ma cercando un punto d’incontro fra occupazione e bilanci pubblici.
Si procede quindi con la riconversione delle aziende o la ricollocazione dei lavoratori?
Sì. Ma anche con la riduzione dei tempi di lavoro.
Quali sono le cause della crisi economica salentina?
Non c’è una causa specifica. Il nostro territorio, ancor prima di questa crisi, aveva già delle difficoltà occupazionali e, quindi, ne ha risentito ulteriormente. Noi tentiamo, con incontri e tavoli di concertazione, di fare rete con l’obiettivo della ricollocazione sul mercato. Basti pensare al Tac: oggi questo settore non può più far rientrare tutte le maestranze che aveva.
Quali sono gli strumenti e la progettualità che la Provincia sta mettendo in campo per scongiurare l’emergenza occupazionale?
Esiste una rete provinciale per il lavoro che monitora i fabbisogni del territorio e interviene con politiche attive del lavoro attraverso i Centri per l’impiego. Per la formazione professionale, poi, gestiamo circa 12 milioni di euro annui: è necessario coniugare l’aspetto educativo a quello produttivo. Le aziende possono usufruire di voucher per fare innovazione e per offrire tirocini formativi a disoccupati che, per 6 mesi, avranno la possibilità di guadagnare 750 euro e giocarsi la carta di una possibile assunzione, direttamente in azienda.
Su quali settori il Salento deve puntare oggi?
Turismo, innovazione tecnologica e agroalimentare. Ma è necessario formare un tessuto professionale adeguato.
Il 2011 potrebbe essere migliore sotto il profilo del lavoro?
Me lo auguro. La Provincia sta mettendo in campo tutti gli strumenti possibili. Fondamentale è la sinergia tra enti sul territorio. Noi ce la metteremo tutta.
Barbara Politi