Continua la mobilitazione cittadina contro il ridimensionamento del nosocomio. In prima linea l’associazione “Spes Civium”
La buona amministrazione si vede dalle piccole cose, che poi spesso tanto piccole non sono. Nardò, in questo periodo, non può negare di vivere un momento di ottima amministrazione. Da Palazzo Personè, da settimane, non vengono più fuori proclami di questo o quel politico, tentativi di mediazione partitica, accuse reciproche e via dicendo, ma atti, risoluzioni, decisioni. L’ultimo provvedimento, in ordine di tempo, è stato quello relativo alla contribuzione sui canoni di locazione. Un atto tanto importante, quanto necessario, in un periodo in cui molte famiglie neretine stentano a trovare i mezzi per arrivare alla fine del mese. È opinione diffusa, dunque, che il commissario prefettizio, Giovanni D’Onofrio, stia conducendo un ottimo lavoro, al punto che non sono mancati gli inviti ad una sua candidatura in vista delle future elezioni cittadine.
Le esigenze rimangono, tuttavia, numerose. Una, in particolare, rappresenta una sorta di “nervo scoperto” nel corpo della cittadinanza: il futuro dell’ospedale San Giuseppe Sambiasi. Su questo fronte il commissario prefettizio può fare ben poco, nonostante tutta la disponibilità dimostrata. Non per questo i neretini si sono dati per vinti. Guidati da “Spes Civium”, l’associazione nata lo scorso settembre proprio in difesa del nosocomio, i cittadini hanno continuato e continuano la propria lotta, fatta di ricorsi, manifestazioni, incontri, come quelli svoltisi la scorsa settimana e come quelli che si terranno nei giorni a venire.
Non può la seconda città della provincia rinunciare ad un polo ospedaliero quale il San Giuseppe Sambiasi. Per questo, come dichiarato dai rappresentanti del comitato di salute pubblica, “la nostra battaglia per la difesa ed il potenziamento dell’ospedale di Nardò continuerà finché i nostri amministratori pubblici non ci daranno ragione”. Dove ha fallito la politica, dove non può giungere la buona amministrazione giungerà, si spera, la mobilitazione civile. È questa la via indicata da “Spes Civium”. Ed è questa la speranza dei neretini.
Alessio Palumbo