Il sindaco De Masi risponde alle critiche a lui rivolte per il mancato svolgimento di un dibattito aperto con il pubblico durante l’incontro con l’ambientalista indiana
Visita con strascico di polemiche la scorsa settimana, per l’evento che ha permesso alla città di Casarano di ospitare Vandana Shiva (nella foto), ambientalista indiana attivamente impegnata per i diritti del pianeta. Da più parti si è sollevata la protesta per il mancato dibattito finale con l’illustre ospite dopo la consegna del premio a lei attribuito dall’Amministrazione comunale. “Indiziato numero uno” di tale mancanza è stato additato il sindaco Ivan De Masi, reo secondo le imputazioni di aver consumato tutto il tempo a disposizione dei convenevoli finali durante il suo intervento.
Il primo cittadino, però, non ci sta alle accuse e rispedisce ogni addebito al mittente. “Mi spiace costatare come si stia cercando in tutti i modi di strumentalizzare un’occasione storica per Casarano come l’incontro con Vandana Shiva -esordisce Ivan De Masi-. Mi si accusa di aver tenuto un intervento conclusivo molto lungo, quando invece ho parlato per circa 15 minuti, all’interno dei quali ha trovato posto anche la consegna del premio. Sarebbe stata una grave scortesia da parte mia non ringraziare pubblicamente Vandana Shiva, che con sacrificio è riuscita a ritagliarsi un lasso di tempo limitato ma prezioso per tutti noi. Allo stesso tempo sarebbe stato poco educato non spiegare, sempre all’interno di quei fatidici 15 minuti, le ragioni del premio che abbiamo voluto conferire alla nostra graditissima ospite. In riferimento alla mancanza del dibattito finale -prosegue il sindaco- mi corre l’obbligo di precisare che noi tutti, me compreso, eravamo ospiti della Fondazione ‘Daniela e Paola’. Di questo avrei preferito non parlare, ma poiché mi si accusa di qualcosa di cui non sono responsabile, additandomi come una sorta di ‘dittatore’ e di nemico giurato della democrazia, mi trovo costretto a chiarire che è stato il responsabile della struttura a chiedere espressamente di non aprire il dibattito. Questo solo ed esclusivamente per il timore che ci potessero essere strumentalizzazioni o attacchi verbali di qualsiasi sorta in un luogo che è diventato un simbolo di pace. Benché non fossi d’accordo, le polemiche che sono seguite all’incontro dimostrano che i timori di Claudio Bastianutti erano più che fondati”.
Daniele Greco