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Mario Vadrucci: “Non è questo il Salento che vogliamo”

Il consigliere regionale del PdL, Mario Vadrucci, interviene sui temi caldi dell’agenda politica locale: dagli ospedali che si “perdono” alla nuova Statale 275 Maglie-Leuca (non ancora approvata per soli 7 chilometri), fino alle Fabbriche di Nichi. “Ed intanto -sostiene Vadrucci- i giovani cercano fortuna altrove”
 
Presidente di Confartigianato Lecce, eletto consigliere regionale nel 2005 nelle liste di Forza Italia e riconfermato nel 2010 con il PdL, Mario Vadrucci parla di sanità, Statale 275 e altri temi caldi del momento.
Consigliere Vadrucci, dopo sei anni ci accorgiamo che Vendola, nella sostanza, condivide l’impostazione che alla sanità aveva dato Fitto. La differenza è che a voi la chiusura dei reparti ospedalieri è costata qualche sconfitta.
È vero. Dopo tante promesse fatte dal presidente della Regione, i risultati della sua mala gestione sono sotto gli occhi di tutti. Oggi si scopre che il piano di riordino già voluto dalla Giunta Fitto-Palese era proprio quello di cui in Puglia c’era bisogno e che con una maggiore perseveranza si sarebbe potuti arrivare a dei risultati davvero apprezzabili, sia pure a costo dei sacrifici che un governo responsabile come quello di allora chiedeva ai cittadini pugliesi. Invece abbiamo perso tanti anni preziosi, facendo nel frattempo della pura e becera demagogia, per scoprire che il programma che il governo Vendola vuole varare, con la reintroduzione dei ticket, la drastica riduzione dei posti letto e la chiusura di tanti ospedali, è una versione peggiorativa e molto più inasprita proprio di quel piano Fitto che ci è costato la sconfitta alle elezioni regionali del 2005, le quali hanno di fatto consegnato la nostra regione nelle mani di un governatore ciarlatano e populista.
Per quanto riguarda l’ospedale di Poggiardo vanno all’aria anni di battaglie, più o meno sentite.
La paventata chiusura dell’ospedale di Poggiardo, che mi tocca personalmente come cittadino di Nociglia, quindi di un paese che fa diretto riferimento a quella struttura ospedaliera, desta molte preoccupazioni. Non voglio rivangare le polemiche con il consigliere regionale dell’Idv Aurelio Gianfreda e con il sindaco di Poggiardo Silvio Astore, peraltro appartenente al mio stesso partito. Dico solo che è mia ferma intenzione battermi insieme al sindaco Astore ed anche al consigliere Gianfreda, se si tratta di lavorare insieme per il nostro territorio, i cui interessi vanno salvaguardati in ogni modo e sono certamente più importanti rispetto alle inutili e pretestuose polemiche di questi giorni. L’ospedale di Poggiardo è una eccellenza del territorio, in particolare per alcuni reparti come Gastroenterologia, e la sua funzionalità è massima. Non si capisce con quale intento si voglia trasformarlo in “Casa della Salute”, cioè di fatto svuotarlo e depotenziarlo, che sarebbe come dire chiuderlo. Non si capisce quali valutazioni siano state fatte prima di approntare questo piano scellerato.
Che gli impegni del 2005 non fossero sostenibili si era capito fin da subito. Eppure Vendola ha vinto di nuovo. 
Vendola ha vinto di nuovo perché egli è uno straordinario impasto di enfasi retorica catto-comunista e sfrenata ambizione che maschera fingendo di dovere compiere una missione, quasi sentendosi unto dal Signore. La sua vocazione apocalittica di pseudo-apostolo laico e salvatore della patria, unita ad una sorprendente capacità di comunicatore, hanno decretato il successo del centrosinistra alle ultime elezioni regionali.
Cosa pensa della situazione venutasi a creare a Lecce? 
Lecce rispecchia esattamente la situazione pugliese, né più ne meno. Su tutto il territorio regionale si è creato questo effetto di trascinamento, di fronte al quale, devo dire, il nostro candidato presidente Rocco Palese ha fatto la propria parte, battendosi fino all’ultimo e spendendosi senza risparmio, ma purtroppo il risultato finale non è stato quello che speravamo. 
Un altro fronte caldo è quello della Statale 275 Maglie-Leuca. Avete incassato un successo con la sentenza del Tar, ma c’è chi non si rassegna all’idea di rinunciare alle barricate.
Quella della Statale 275 è una telenovela infinita, che credo abbia stancato tutti. Un’opera colossale, finanziata per 288 milioni di euro, che è stata bloccata dai veti contrapposti, impantanata nelle sabbie mobili delle ripicche politiche, dei furori ideologici, addirittura delle dimostrazioni di forza e di capacità professionale da parte delle star del foro, che intanto presentavano profumate parcelle. A causa di questo assurdo braccio di ferro fra la Regione, le associazioni ambientaliste e alcuni Comuni da una parte, e la Provincia ed altri Comuni dall’altra, è stato bloccato l’iter del bando di gara dell’Anas finanziato dal Cipe. Ora il Tar ha dato ragione alla Provincia di Lecce, ma alcuni irriducibili sembrano non volersi ancora arrendere a mettere da parte le loro assurde e anacronistiche posizioni. Come ho più volte scritto, questo progetto non è più procrastinabile poiché ne vanno di mezzo prima di tutto la sicurezza stradale di chi viaggia ogni giorno su quel tratto di strada e poi lo sviluppo socio-economico di tutto un territorio, il Capo di Leuca, da sempre penalizzato da una posizione geografica marginale.
130 chilometri dall’Aeroporto di Brindisi a Leuca passando per Gallipoli, 120 con la 275 da Maglie ma con l’attraversamento di cinque centri abitati e su un tracciato tutto a due corsie.
E bisogna tener presente, inoltre, che il nostro non è solo territorio di bellezze paesaggistiche e di turismo, ma è anche terra di piccole e medie imprese, tantissime, che rappresentano il cuore produttivo del nostro Salento, e che devono essere messe in condizione di lavorare meglio, con maggiori e migliori servizi, e fra questi certamente la logistica e la viabilità sono fondamentali. Occorre capire che per l’ultimo tratto di appena 7 chilometri rischiamo di perdere i finanziamenti destinati alla Maglie-Leuca e che, a causa dell’accanimento di alcuni, rischiamo di perdere un’occasione storica per il nostro territorio. Quando ciò sarà avvenuto, che cosa faremo? Ancora una volta conteremo i danni, perpetrando così, agli occhi di tutto il Paese, l’immagine di un Sud piagnone, incapace di progettare e realizzare il proprio destino? Non è questo il Salento che noi vogliamo per le aziende che lavorano, per il futuro dei nostri giovani e per lo sviluppo e il progresso che meritiamo.
Ad inizio estate si è verificata l’ennesima crisi legata ai rifiuti. Tutta colpa di Vendola o ci sono anche altre responsabilità?
Non può che essere colpa di Vendola. Noi, come centrodestra, già cinque anni fa dicevamo che le discariche, per esempio in provincia di Lecce, erano insufficienti e che bisognava individuarne delle altre. Ci fu un duro confronto con l’allora presidente della Provincia, Pellegrino, il quale però non accolse le nostre richieste. Ad un certo punto le posizioni si sono irrigidite, forse perché si è politicizzato il confronto, forse perché il Pellegrino era in una posizione di evidente conflitto di interessi fra la sua funzione pubblica di amministratore e la sua professione di avvocato.
Sulle Regioni incombono i tagli del governo, mentre Tremonti è abile a far passare l’idea di un Sud sprecone col quale attuare strategie quasi punitive. Condivide la linea del ministro dell’Economia?
Qui si rischia di scambiare chi e che cosa hanno provocato la crisi con chi cerca di farci uscire da essa. Tremonti aveva preannunciato una manovra economica “pesante” perché la situazione attuale richiede grossissimi sacrifici da parte di tutti. Quello che non corrisponde a verità sono le insinuazioni di alcuni governatori regionali, Vendola in primis, che vogliono far credere che il governo Berlusconi penalizzi il Sud. Le grida scomposte da parte di Vendola sono solo il pretesto per nascondere le palesi inadempienze del suo stesso governo, come il ritardo enorme nella spesa dei fondi comunitari che restano fermi perché la Regione non riesce ad utilizzarli per mancanza di programmazione.
La Puglia, da locomotiva del Sud, è tornata ad essere una terra di emigranti.
Appunto. E questo si deve alle politiche poco accorte che ci sono state in questi anni. È vero che c’è stata e c’è ancora una crisi globale che attanaglia il Paese e tutta l’Europa, ma è vero anche che i giovani sono stati illusi da iniziative estemporanee, vedi “Principi Attivi”, e poco collegate col nostro territorio. Quando i nostri giovani laureati e preparati, cioè la maggior parte, si accorgono di perdere solo tempo nelle Fabbriche di Nichi, purtroppo sono costretti a fare la valigia e andare al Nord in cerca di migliore fortuna.
 
Fabio Bolognino