Quella del gioco d’azzardo è una delle industrie più floride nella “Penisola Illegale”, che arricchisce pochi e danneggia molti, coinvolgendo soprattutto le famiglie. In Parlamento si studia il piano legislativo per contrastare l’emergenza, ma intanto il fenomeno sembra espandersi a macchia d’olio anche nel Salento. Numerose le confische di macchinette nei blitz operate nei giorni scorsi dalla Guardia di Finanza di Lecce
Più che un gioco, in Italia l’azzardo è una vera e propria emergenza. Soprattutto quando la sfida alla fortuna ed all’alea diventa “patologica”, quindi un disturbo della psiche. Negli ultimi tempi l’evoluzione della “malattia”, perché in tali termini si deve inquadrare la questione, è finita dritta dritta per interessare anche i manuali di psichiatria e di psicologia. Non a caso il gioco d’azzardo, sin dal 1980 (cioè da quando il disturbo è stato introdotto dall’associazione psichiatrica americana nel Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali), è oggetto di particolari studi e “corposi” aggiornamenti.
In Italia mancano a tutt’oggi dati precisi e scientifici sulla diffusione del fenomeno, ma non per questo il “sistema” gioco d’azzardo può essere sottovalutato.
L’Eurispes, l’istituto che ogni anno pubblica il Rapporto Italia per tracciare un’analisi sullo stato della politica, dell’economia e della società italiana, scrive che “la cultura del gioco responsabile nasce nel tentativo di arginare il fenomeno che colpisce in misura maggiore gli strati della popolazione che più risentono della crisi economica e che quindi necessitano di un aiuto ancora più concreto”. Ed in questo senso anche lo Stato dovrà farsi promotore di iniziative atte a prevenire il diffondersi di tale patologia, attraverso un monitoraggio costante ed attraverso campane di comunicazione e sensibilizzazione. Fondamentale, allora, diventa la figura del legislatore, in materia di tutela economica e della salute, perche si possa diffondere l’aspetto ludico del gioco e si possano frenare le derive patologiche connesse al gioco sfruttato all’estrema alea.
Un primo tampone legislativo in Italia è stato applicato poco più di due anni fa, quando si avviò il primo passo per licenziare in Parlamento il testo contenenti le “Misure per la cura e la prevenzione delle dipendenze comportamentali e del gioco d’azzardo patologico”. Il disegno di legge è finalizzato, a norma di primo articolo, “a prevenire, curare e riabilitare i soggetti affetti da dipendenze comportamentali e in particolar modo i soggetti affetti da gioco d’azzardo patologico e dare sostegno alle loro famiglie”. Inoltre il dispositivo precisa che i “livelli essenziali di assistenza socio-sanitaria e socio-assistenziale (Lea), per tutti i disturbi e le complicanze che si diagnosticano come conseguenza del gioco d’azzardo patologico” debbano essere “a carico del Fondo sanitario nazionale e del Fondo per le politiche sociali”. In tal senso, la certificazione di disturbo da gioco d’azzardo patologico, emessa ai sensi dell’articolo 5 assicura: “l’esenzione dalla partecipazione al costo della spesa sanitaria; l’immediato accesso alle strutture per la valutazione e la diagnosi, l’assistenza psicologica e farmacologica, il ricovero, se necessario, in centri specializzati nella cura di questa patologia e l’esenzione dalla partecipazione al costo per l’acquisto dei presidi necessari al trattamento ed alla tutela della qualità della vita”.
Ma al di là delle “imposizioni” per legge, la limitazione all’azzardo può diventare una pratica perseguibile soprattutto attraverso la responsabilità di ciascun giocatore. Non andare oltre la sfida, riserva sempre una grande vincita.
Daniele Greco