Le banche da una parte, le famiglie e le imprese dall’altra. Crescono le perdite, ma le istituti di credito locali “pagano” meno il prezzo della crisi
Chissà se nei piani alti degli ovattati corridoi delle banche qualcuno se lo è rammentato riconsiderando i 58 miliardi di perdite, 1,4 in più rispetto al precedente mese di ottobre ’09 e 18, 4 in più rispetto al novembre 2008. Fortunatamente la circostanza non ha inciso sul credito alle famiglie, ma è ancora in contrazione quello alle imprese: “Erogare un mutuo per l’acquisto della casa, nella maggior parte dei casi, comporta l’esposizione di massimo 200mila euro -dichiara Riccardo Caggia, direttore crediti della Banca Popolare Pugliese- per un’impresa questa è la base minima di partenza per arrivare a fabbisogni di milioni di euro”. Parole chiarissime, che fanno comprendere come il credito alle aziende è materia delicata in quanto il capitale che le banche devono mettere a disposizione riduce in modo più sensibile le loro riserve di liquidità. Accanto vi è la nota dolente delle sofferenze che l’Abi, l’Associazione Bancaria Italiana, registra in aumento: ormai volano oltre quota 46%. “La nostra banca, forte del rapporto personalizzato con il cliente, non deve combattere con grossi problemi di insolvenze. In Puglia a giugno 2009 i mutui erogati sulla base dell’impegno preso dal debitore con la sottoscrizione cartacea, senza garanzie reali o personali -continua Caggia- hanno registrato una sofferenza leggera, cioè due rate arretrate, del 2,1%”.