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Addio alla Comunità Montana della Murgia Tarantina

Nei primi giorni del settembre 2009 parlammo della celeberrima comunità montana della Murgia Tarantina. La Corte Costituzionale, dopo una serie di ricorsi da parte dei Comuni coinvolti,  aveva ristabilito la legittimità di questo ente pubblico “montano”, composto da paesi con un’altitudine media pari a 40 metri. Ancora una volta, l’Italia aveva palesato il suo essere il paese delle contraddizioni (basti pensare al fatto che la stessa esigenza di esemplificazione amministrativa ha portato alla creazione di un ulteriore ministero). Comunque, ritornando al nostro argomento, lo scorso settembre Palagiano, Mottola, Ginosa, Laterza ed altri comuni della Murgia, dopo una prima fase di liquidazione, sono riusciti ad arrestare il processo di soppressione intrapreso dalla regione Puglia nel gennaio di quello stesso anno, ricostituendo gli organi della Comunità Montana e riavviando la solita vita istituzionale. 

La decisione della Corte Costituzionale, come sottolineato da noi e da altri mezzi di informazione, aveva per molti versi riconfermato alcuni dei principali limiti del nostro sistema politico. Quella che i giornalisti Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo hanno efficacemente definito come “la Casta”, era riuscita a difendere se stessa, i propri interessi, il proprio atavico malcostume. E così, mentre nel resto del paese si discuteva sull’opportunità di sopprimere le stesse province e tutte le varie superfetazioni istituzionali ed amministrative, in Puglia rinasceva una comunità montana a livello del mare. Fortunatamente si è trattato di una parentesi di breve durata e chi, come noi, temeva la ricostituzione di un ente costoso ed inutile è stato, fortunatamente, smentito. 

Nei prossimi giorni un apposito commissario liquidatore nominato dalla Giunta Vendola avvierà le pratiche necessarie alla soppressione di questo ente superfluo. Entro un anno la CMMT sarà dunque solo un ricordo. I comuni, se vorranno, potranno organizzarsi in Unione, senza tuttavia gravare i cittadini con l’onere di dipendenti, consiglieri, assessori e presidenti, la cui utilità è per lo meno discutibile. Meglio tardi che mai! Episodi del genere fanno sperare nella capacità della politica di autoriformarsi: esistono dei margini di miglioramento, il tutto sta nella buona volontà della nostra classe dirigente di migliorare un sistema che, sino ad oggi, si è retto troppo spesso sugli sprechi e su costi totalmente contrari alle ragioni della buona ed oculata amministrazione. 
 
Alessio Palumbo