Dopo le primarie di domenica scorsa il centrosinistra pugliese appoggerà Vendola. A contrastarlo ci sarà (per ora) per il Pdl, Rocco Palese e per l’Udc, Adriana Poli Bortone. Una tripartizione preoccupante per il presidente Silvio Berlusconi che ha chiesto ai due candidati un passo indietro “per il bene della Puglia”
Ore convulse per la politica nazionale. Il “caso Puglia”, lungi dall’essere smorzato, infiamma ancora le prime pagine dei giornali, causando fibrillazioni che potrebbero avere pesanti ripercussioni sugli equilibri futuri. La scelta di ricorrere alla primarie da parte del centrosinistra per la scelta del candidato alla presidenza della Regione, ha in qualche modo costretto il Pdl a cercare una soluzione che potesse rispondere in maniera adeguata alla consultazione elettorale. “Noi puntiamo su Rocco Palese”, aveva annunciato il ministro per i rapporti con le Regioni, Raffaele Fitto a pochi minuti dalla chiusura dei seggi delle primarie.
Una figura, quella di Palese, navigata e esperta dei meccanismi regionali, giunta sull’onda emotiva dell’affermazione Vendola e per questo deve essere sembrata poco meditata al leader dell’Udc, Pierferdinando Casini che dopo 12 ore di riflessione, nelle giornata di lunedì scorso, ha inaugurato, in Puglia, la politica dei tre forni: “Noi candidiamo Adriana Poli Bortone”, ha quindi dichiarato Casini, con grande sconcerto di chi, nel Pdl, aveva sperato nella convergenza dei centristi sul nome dell’ex assessore al Bilancio regionale voluto da Fitto. La candidatura della fondatrice di Io Sud, fortemente osteggiata da quanti in seno al Popolo della Libertà avevano vissuto con disagio la precedente campagna per le provinciali, ha complicato maggiormente un quadro politico già di per sé abbastanza confuso.
Nella giornata di mercoledì, dopo aver avuto notizia dei sondaggi che profetizzavano la vittoria di Vendola (per le regionali non c’è ballottaggio), è sceso in campo direttamente Silvio Berlusconi, chiedendo ai due candidati del Pdl e dell’Udc di fare un passo indietro per non riconsegnare la Puglia alla sinistra, regione strategica nello scacchiere nazionale. Una richiesta che ha trovato disponibile Rocco Palese: “Il Presidente Berlusconi sappia di avere la mia piena e totale disponibilità in ogni momento e per qualsiasi soluzione qualora ciò dovesse servire a rendere quanto più ampia possibile la coalizione di centrodestra e a portarla alle elezioni regionali con un unico candidato condiviso da tutti. Perché amo la Puglia e i pugliesi”. Meno facile convincere l’ex sindaco di Lecce, consapevole di giocarsi una grande chance a livello politico. La senatrice ha infatti ribadito la propria candidatura: “Rispetto il pensiero del premier, ma sono al servizio dei pugliesi per interpretare un bisogno di cambiamento ed una voglia inarrestabile di sviluppo, che vede al centro i valori della socialità propri del Meridione, della famiglia, dell’economia sociale di mercato per le piccole e medie imprese, del moderatismo come metodo di lavoro”. Aggiungendo polemicamente: “Credo di essere un candidato abbastanza forte per battere il governatore. Se ci sono altre ipotesi più forti va benissimo. A meno che non sia il ministro Fitto che voglia candidarsi…”. Ed è proprio responsabile del dicastero per gli Affari regionali il maggiore oppositore della politica dei passi indietro: “Da domenica scorsa tutto il Popolo della Libertà pugliese è in campagna elettorale per Palese”. In caso di una terza candidatura, si fanno già i nomi del magistrato Stefano D’Ambruoso, di Francesco Divella, imprenditore della pasta e di Nicola De Bartolomeo, il presidente della Confindustria pugliese.
Il centrosinistra, obtorto collo, ha scelto il suo candidato attraverso delle primarie al veleno. L’affermazione di Nichi Vendola ha di fatto sconfessato tutta la linea del Partito Democratico portata avanti da Massimo D’Alema, intento a ricercare una sponda con il partito di Pierferdinando Casini per “una svolta in senso riformista della politica italiana”. La base però non voluto, dimostrando come ancora una volta, conti maggiormente saper toccare le corde intime delle persone piuttosto che procedere per esperimenti stabiliti a tavolino. Oltre due terzi degli elettori delle primarie hanno sancito irreparabilmente la fine dell’asse tra Casini e D’Alema, emigrato nel frattempo alla guida del Comitato per la Sicurezza della Repubblica, innalzando Vendola a baluardo della sinistra pugliese e spaventando i vertici del centrodestra impressionati da un successo che gli stessi esponenti del Partito Democratico hanno cercato di evitare in tutti i modi.