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Il grande orologio tornerà a vivere

Il Fai di Lecce annuncia il recupero dell’ “orologio delle meraviglie” di piazza Sant’Oronzo

 

Giace appeso in un angolo laterale della principale piazza cittadina, sconfitto dallo scorrere del tempo. Proprio quel tempo che una volta aveva il compito di mettere a regime, misurandolo col suo incessante ticchettio. Stiamo parlando del grande orologio di Piazza Sant’Oronzo, che si erge nostalgico dai muri del palazzo di Banca Intesa – Banco di Napoli. Adesso c’è qualcuno che vuole lavare via quell’aria nostalgica per ridare al vecchio orologio la sua originaria funzionare di scandire il tempo della piazza centrale di Lecce.
Questo qualcuno è l’avvocato Giorgio Aguglia che, in quanto responsabile della delegazione leccese del Fai (Fondo per l’Ambiente Italiano), ha proposto di restaurare e riavviare l’antico orologio. L’operazione rientra nell’obiettivo del Fai di rivalutare il patrimonio artistico del nostro Paese sulla base di segnalazioni delle rappresentanze locali. E in cima alla lista stilata dalle delegazioni salentine nel 2009 c’è stato proprio il vecchio orologio. “Abbiamo deciso di re¬staurare l’orologio di piazza Sant’Oronzo -spiega Aguglia- non solo per sensibilizzare le istituzioni, ma anche i pri¬vati. Siccome l’opera si trova in una piazza di Lecce, voglia¬mo far capire che le bellezze non si possono trascurare tanto più se si tiene conto che la città ha una spiccata vocazione turistica”.
L’orologio fu commissionato dal Banco di Napoli all’artista locale Francesco Barbieri e fu inaugurato il 6 agosto del 1955 dall’allora sindaco Oreste Massari nel giorno dell’apertura della stessa banca. Realizzato in bronzo e smalto, fu soprannominato “l’orologio delle meraviglie”. Il suo quadrante, definito all’epoca il più grande e caratteristico del mondo, mostra una complessa decorazione: in alto sono presenti lo stemma di Terra d’Otranto e la scena dell’Annunciazione, mentre lateralmente sono raffigurati i dodici segni zodiacali, tutti simboleggiati da figure femminili, che portano rami di olivo e di melograni; nella parte centrale, invece, spicca la raffigurazione del cielo con l’Orsa Maggiore e la Stella Polare. “Quale migliore simbolo di ripresa e di sottrazione alla ro¬vina del tempo se non quello di far ripartire le lancette di un orologio che scandiva con i suoi rintocchi la quotidiani¬tà dei leccesi -sottolinea l’avvocato Aguglia-. Poiché vogliamo fare qualcosa dentro la città pen¬siamo che valga la pena recu¬perare un pezzo della nostra arte, opera, per di più, di un nostro concittadino”.
Per raccogliere i fondi necessari al suo restauro, il Fai si sta impegnando a organizzare una serie di manife¬stazioni artistiche nella città. La prima di queste è dedicata al mondo della danza e consiste in un concorso intitolato “Un aiuto all’arte e all’ambien¬te a passo di dan¬za”, durante il quale tutte le scuole di danza della provincia saranno invitate a esibirsi in un balletto con allievi non professionisti. Il tema sarà, appunto, quello dell’ambiente e il balletto dovrà rappresentare un paesaggio naturale. Aguglia conclude sollecitando la stessa banca, in quanto proprietaria dell’orologio, a compartecipare al restauro: “Siccome è un oggetto di grande valore, è un peccato che quell’orologio sia abbandonato e mi au¬guro che la banca voglia partecipare alle spese”.

 

Giorgio De Matteis