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Tutte le voci del “buco” di bilancio

I debiti maggiori riguardano il controllo dei servizi: si parte dal contenzioso milionario con Asea. Scaduta la convenzione tra l’ente e l’azienda che si occupava dei controlli delle caldaie, la Provincia di Lecce creò al suo interno la Salento Energia proprio per occuparsi del controllo degli impianti termici. Asea presentò allora un conto di 6 milioni di euro e alla fine si raggiunse un accordo per 2 milioni di euro. La stessa Salento Energia, però, che nel 2008 si chiuse con soli 100mila euro di passivo, oggi naviga in cattive acque e potrebbe perdere un milione di euro a fine 2009.
Poi c’è la questione della Serfin, che si sarebbe dovuta occupare della contestatissima tassa sugli accessi privati provinciali. Tra le polemiche e le accuse la verifica di fatto non è mai partita, tuttavia la società aveva non solo previsto introiti per l’Ente, ma anche compensi che oggi intende riscuotere. L’importo resta ancora da definire ma secondo gli uffici si aggirerebbe attorno al milione di euro. Altri due milioni da reperire nel bilancio all’asciutto arrivano dalle sole bollette per uffici, scuole, mezzi di trasporto. Altri 370mila euro sono in rosso dai fondi per l’assistenza di persone diversamente abili.
E arriviamo alla Stp. Qui il piano approntato dal presidente Umberto Uccella (nominato da Giovanni Pellegrino) ha cominciato a dare i primi risultati in termini di efficienza, manutenzione in loco dei mezzi e riscossione dei ticket di viaggio, tuttavia, quest’anno perderà -sempre secondo i conteggi dell’ente- altri 800mila euro. Accanto a questo elenco, ci sono i costi dei Cda delle partecipate che ora Gabellone intende accorpare. Stessa sorte potrebbe toccare alle fondazioni come la Ico “Tito Schipa” o l’Istituto di Culture Mediterranee. Esiste poi un elenco di spese più piccole, alcune effettuate senza copertura -spiegano dagli uffici- altre indispensabili che bisogna valutare col setaccio. Oltre ai debiti fuori bilancio e le spese di funzionamento ci sono infine gli swap, i cosidetti “derivati” da cui ora l’ente vorrebbe uscire. Diversamente dai buoni ordinari (i Bop nel caso della Provincia), obbligazioni che servono ad ottenere una liquidità immediata attraverso un indebitamento che resta costante nel tempo, gli swap sono famosi proprio perché a più alto rischio, visto che speculano sull’andamento dei tassi di interesse. “Oggi sarebbe un momento favorevole per uscirne, soli 2 milioni contro gli 8 di un anno fa -spiega l’assessore al bilancio, Silvano Macculi- ma vista la situazione di entrate, addizionali e imposte dell’Ente, tutte inferiori alle attese, non potremmo permettercelo”.

 

Alessandra Lupo