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La “dolce vita” leccese

È una delle province del Meridione d’Italia in cui si vive meglio. Nonostante dunque la bassa libertà economica, la provincia di Lecce recupera punti per il suo Benessere Interno Lordo

 

Da una parte i lacci che legano le mani alla libertà economica di questa terra e le impediscono di spiccare il volo come vorrebbe. Dall’altra la classifica che vuole il Salento come una delle terre in cui meglio si vive in Italia. L’attrito c’è ed è stridente tra le due graduatorie che vedono, nella prima, Lecce fanalino di coda del nostro Paese e, nella seconda, uno dei territori in cui la vita è più dolce. Eppure, la formula utilizzata per studiare il benessere in Italia sembra attendibile e si compone di otto indicatori: condizioni di vita materiali, istruzione, attività personali, partecipazione alla vita politica, rapporti sociali, ambiente e insicurezza economica e fisica. Il risultato è una classifica, pubblicata di recente de “Il Sole 24Ore”, che tiene conto dei criteri suggeriti dalla Commissione guidata da Joseph Stiglitz e che allarga i parametri rigorosamente economici del Pil prendendo a riferimento stavolta il Bil (Benessere Interno Lordo). I suoi valori, infatti, appaiono sempre meno adatti nell’originaria finalità di rappresentare e sintetizzare il livello di sviluppo raggiunto da un Paese moderno. E così Lecce si conferma quarantaquattresima provincia italiana per benessere di vita, con 111 punti in classifica. Reginetta di Puglia, risulta anche la quarta provincia del Meridione, dietro solo a Campobasso e alle lucane Potenza e Matera. Ad ogni modo, ben distante dall’ultima, Siracusa, fortemente condizionata dai problemi legati all’ambiente. Rispetto alla graduatoria della passata stagione stilata in base al Pil pro capite, il Salento guadagna nel complesso 53 posizioni. “Sono convinto che la città di Lecce sia l’elemento traino di questo significativo risultato”, ha commentato il sindaco di Lecce, Paolo Perrone. “È  chiaro -puntualizza il primo cittadino- che la graduatoria rispecchia innanzitutto la cronica distanza tra Nord e Sud del Paese, come qualsiasi graduatoria che misuri ricchezza, qualità della vita, produttività o benessere”.
Ma proprio per questo motivo risulta ancora più importante il fatto che la provincia di Lecce si ponga come la quarta del Mezzogiorno e soprattutto come prima in Puglia a distanze straordinarie dalle altre. Mi sembra fisiologico considerare che nei parametri considerati dalla classifica gioca un ruolo decisivo la crescita complessiva della città capoluogo. I criteri che fanno riferimento alle condizioni di vita materiali, all’istruzione ed ai rapporti sociali, alla sanità e all’ambiente, alla sicurezza, infatti, sono proprio i solchi nei quali la crescita di Lecce negli ultimi anni è più visibile. Del resto, prima ed in maniera altrettanto significativa di questa classifica, altri fatti e circostanze dimostrano che la nostra città è una città appetibile e nella quale vale proprio la pena venirci a vivere: l’interesse degli operatori economici, la centralità politica che ha avuto in occasione dei recenti lavori del G8,  la rilevanza politica ed economica che acquisirà per gli imminenti Seminari Aspen di ottobre, l’attitudine crescente ad essere palcoscenico cinematografico”. A fargli eco l’ex Presidente della Provincia di Lecce, Giovanni Pellegrino: “Il nuovo metodo conferma ciò che ciascuno di noi poteva registrare nella propria quotidiana esperienza. Nel Salento, che pure ha ancora tanti problemi, si vive meglio che in tante altre parti d’Italia”.
Certo, ammetterlo fa bene, ma l’importante è che non diventi un alibi dietro cui nascondere i nostri storici accidenti.  Chi ha responsabilità istituzionali deve lottare quotidianamente per stemperare le asprezze di un tessuto economico e sociali ancora troppo complicato.

 

Tiziana Colluto