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Ria: “Ecco perchè scelgo l’Udc”

Lunedì 21 settembre Pierferdinando Casini sarà a Lecce per ufficializzare il suo ingresso nel partito. Pronto a seguire il parlamentare nell’Udc anche sua moglie Ada Fiore, sindaco di Corigliano

Onorevole Ria, il suo passaggio all’Udc ha colto molti di sorpresa.
Al momento del mio abbandono del Partito Democratico -addio che non fu indolore- decisi di entrare nel gruppo misto alla Camera. Questo è stato per me un lungo momento di riflessione che oggi si è concretizzato in questa scelta.
Ma lei non era un assertore del bipolarismo?
Oggi da una parte c’è il Partito Democratico, totalmente appannato che vede ormai poco o nulla del progetto iniziale resistere. Del percorso iniziato da Veltroni, le stesse idee sulla base delle quali era nato il partito non c’è più quasi nulla. Basti pensare che oggi la vocazione maggioritaria resiste solo nella visione di Dario Franceschini. Dall’altra parte la crisi del Pdl, sia al suo interno (le polemiche Berlusconi-Fini di questi giorni lo confermano) sia sopratutto nel Governo, dove il sopravvento della Lega, ad esempio, mette in crisi ciò che un anno fa sembrava un risultato politico solido, che avrebbe dovuto garantire un periodo di sicurezza al paese, sopratutto in questa difficile fase economica.
In questo contesto, che ruolo può avere l’Udc?
Dinnanzi a questa situazione, che nessuno all’inizio avrebbe probabilmente immaginato, la posizione dell’Udc mi sembra in grado di essere determinante per trattare su tematiche importanti e anche ammorbidire questo bipolarismo un po’ rigido. Nel medio periodo andrebbe portato ad un livello più alto e consapevole, non più “muscolare”. Sono queste le cose che negli ultimi mesi ho cercato di decodificare. Di fronte ai fattori di crisi mi sono chiesto dove stiamo andando e in che modo un parlamentare eletto possa essere utile alla politica e al suo territorio. E ho fatto la mia scelta.
In molti la davano ormai col Pdl, che cosa non ha funzionato?
Iniziamo col chiarire che non c’era nulla che dovesse funzionare. Avevo aderito al gruppo misto, non a quello del Pdl. Alle ultime amministrative ho creduto nel progetto del centro destra per la Provincia di Lecce e ho sostenuto apertamente la candidatura di Antonio Gabellone, oggi non me ne pento ma è tutto qui. Non avevo accordi con nessuno sul mio futuro politico.
Si dice però che l’Udc sia pronta a garantirle la ricandidatura.
Nemmeno in questo caso non ho fatto degli accordi. Non ho chiesto nulla e ho maturato la mia decisione nella maniera più serena e meditata possibile. Credo che anche per molti di loro sia stata una sorpresa vedermi a Chianciano nel meeting nazionale. Non volevo clamore.
In realtà, quest’estate Otranto si è rivelata galeotta per più di qualcuno: c’era stato un primo avvicinamento con Casini
Un incontro cordiale che non avevo cercato direttamente. Si è trattato di una lunga chiacchierata che serviva a me per farmi un’idea del suo progetto, al termine del nostro dialogo lui mi disse: “Riflettici con calma”. Ed io questo ho fatto.
Che impressione le ha fatto l’Udc? Ha partecipato ai suoi stati generali
Come partito mi è sembrato molto impostato sui contenuti, non è un caso che abbiano deciso di non fare una festa come si usa in questo periodo ma di avviare invece un dialogo vero, anche alla luce delle risposte che bisogna dare agli elettori e nel rapporto con il Governo, ad esempio. Soprattutto ultimamente mi era capitato di rado di trovare una platea così disponibile all’ascolto e alla riflessione.
Sarà un’attenzione dovuta anche alle anime differenti nel partito, chi si sente più vicino al centrodestra, ad esempio, probabilmente vuole cogliere ogni sfumatura?
Si, è innegabile che esistano diverse anime e tradizioni, ma io credo che al di là di tutto, questo partito ed il movimento che gli sta attorno abbiano una grande anima pronta a dialogare con tutti sulla base dei contenuti, E questa credo sia la sua componente più numerosa.
Lunedì la sua adesione ufficiale, anche alla presenza di Pierferdinando Casini.
Si, la sua presenza è dovuta agli stati generali dell’Udc pugliese, che si tengono a Brindisi. L’incontro leccese serve sopratutto alla stampa, per presentare la mia adesione al progetto.
In questo passaggio avrà un occhio particolare per il centrodestra o il centrosinistra?
Entro nel partito, poi si vedrà insieme. Capisco a cosa allude, si avvicinano le regionali. In Puglia, tuttavia, nessuna delle coalizioni da sola è vincente. Il centrodestra apparirebbe a prima vista più coeso ma sul campo, anche sulla base dei risultati alle ultime amministrative, si è visto che non sempre la coesione si traduce in vittoria.
Quindi l’accordo va fatto, non è pensabile una scelta di rappresentanza, di testimonianza come la chiamava Buttiglione qualche settimana fa?
Andare da soli non sembra proponibile, un’alleanza dialettica immagino vada costruita. Ma questo deve accadere in una visione di partnership non di aggregazione asettica. Non sono un sostenitore della politica “dei due forni”,  ma sono invece per una partecipazione condivisa e leale.
Idee su chi potrebbe essere la persona chiave?
Troppo presto, prima l’intesa, poi i nomi. Le persone sono importanti, ma il progetto -lo dico da anni-  viene prima. I temi determinanti restano quelli del Mezzogiorno d’Italia, per cui il governo nazionale resta in affanno. Non è secondario interrogarsi sul federalismo, capire se serviva alla Lega per piazzare la sua bandierina prima delle europee, mentre i decreti attuativi restano in ritardo. L’attuazione pratica del federalismo dove porterà? Oggi se ne parla pochissimo.
Tuttavia, l’Udc è all’opposizione anche del governo di centrosinistra pugliese e ha bocciato per molti aspetti l’esperienza di Nichi Vendola. Lo stesso Vendola però oggi dice: “Facciamo primarie con l’Udc”. Il partito non sembra entusiasta.
Su questo l’Udc ha ragione, ancora non ha deciso con chi accordarsi, poi il passaggio delle primarie ci può anche stare, ma prima il rapporto va costruito sui contenuti. L’attuale governo regionale ha dei limiti che vanno superati. Penso alla sanità appaltata ai partiti. Questo come lo si supererà? Bisogna capire, avere delle risposte chiare.
Non c’è una porta chiusa in partenza a Nichi Vendola?
Questo non posso dirlo io. Però dico anche che se il Pd dice che Vendola potrebbe anche non essere necessariamente il candidato, allora figuriamoci se un partito che sta all’opposizione deve affezionarsi a questa unica ipotesi.
Però c’è Dario Stefàno, ritenuto l’uomo ponte con lo Scudocrociato.
Quella di Stefàno è una nomina voluta da Vendola, non mi pare che abbia mai aderito all’Udc.
Era però il candidato di Casini per la Provincia di Lecce.
Una candidatura che poi però non si è concretizzata.
Infatti si decise di candidare la Poli, che ora sarebbe una sua alleata. Siete stati a lungo avversari politici.
Mai nemici però. È noto che come istituzioni (io da presidente della Provincia di Lecce, lei da sindaco della città capoluogo) abbiamo avuto momenti di forte dialettica, ma ho ampiamente superato questa fase.
Inchiesta barese, dall’azzeramento alle indiscrezioni hanno fatto cadere una testa importante. Lei e Frisullo avevate avuto momenti di forte screzio nel Pd. Come ha reagito lei alle notizie?
Dal punto di vista personale, esprimo rispetto e affetto per Sandro Frisullo perché è stato quello più esposto. Da quello che si è letto e sentito emergono delle leggerezze ma mi sembra e mi auguro che non ci siano risvolti penali.
Ma Vendola fece bene ad azzerare la Giunta?
Non entro nel merito delle vicende politiche pugliesi, ormai sono cosa fatta. Vendola però aveva commesso un errore iniziale: nominare assessore alla Sanità una persona i cui familiari lavorano in quel mondo, è stato un errore politico di cui avrebbe forse dovuto assumersi di più la responsabilità.

Alessandra Lupo