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Sos Università: l’Ateneo salentino chiede aiuto alle istituzioni

Sempre più tangibili le ripercussioni dei tagli del governo alle Università. Il rettore Laforgia rilancia la “questione meridionale” e invita le istituzioni e gli enti locali a un tavolo di concertazione per salvare il salvabile

 

Chiari segnali, cristallini e limpidi sin dalle prime esalazioni dell’attuale finanziaria del Governo, lasciavano presagire tempi duri per l’intero mondo dell’istruzione. I tagli del ministro Gelmini, tra cui quelli al Fondo per il Finanziamento Ordinario, erogato annualmente dal Ministero dell’Università, restituivano come un’immagine in negativo, strangolata su uno sfondo di luce, i calci nel vuoto di un’economia che da qualche parte deve pur prendere. E prende dove può, dove capita sovente: le tasche dei cittadini.
In questo particolare momento storico, i cui nodi cruciali stanno venendo al pettine, che soprattutto di educazione, di cultura alla sostenibilità, di sale nella zucca ha urgenza, la strada dei tagli alla formazione risulta suo malgrado la strada prediletta, vincente nel breve termine di un orologio rotto. Ed è una strada oramai così tangibile che la si cammina con le mani e col sangue alla testa. Che proprio il liberismo, quel liberismo da cui ci si vuole emancipare, con la scusa della malattia, sta perpetrando trasversalmente e a tradimento il suo cattivo gioco?
Il magnifico rettore dell’Università del Salento Domenico Laforgia, che nei giorni scorsi ha ostentato pubblicamente i ferri corti del diritto allo studio, ha rilanciato, nella chiave che gli compete, la “questione meridionale”. Come altro giustificare i continui aumenti delle tasse a danno degli studenti se non con una questione atavica come quella meridionale? E con le politiche anti Sud dei governi nazionali? L’Ateneo salentino è davvero ai ferri corti e l’alternativa, se verrà lasciato a se stesso, potrebbe essere lo smantellamento del pubblico a favore del privato e delle fondazioni. Come volevasi dimostrare, “le previsioni di trasferimento di fondi -afferma il rettore- sono molto preoccupanti. Il primo taglio è già avvenuto, sulla base di criteri apparentemente meritocratici, ma puramente strumentali. Ci hanno tagliato un milione di euro, a fine anno, il che rende lo sforzo ancora più pesante da ammortizzare, e nel 2010 saranno tagliati altri sei milioni di euro, pari all’8% dei trasferimenti che lo stato porta a questa Università. Se non arriveranno gli aiuti degli enti locali saremo costretti a valutare opzioni alternative, come quella di trasformare la stessa Università in cooperativa o in fondazione che potrebbe portare dei tornaconti economici all’università, in quanto ci si muoverebbe come privato e non più come statale. Si eliminerebbero quindi alcuni passaggi obbligati e dispendiosi”.
Immediata è stata la risposta in scala della Regione Puglia, della Provincia e del Comune di Lecce. La più tangibile, quella della vicepresidente della Regione Loredana Capone, che ha offerto all’Ateneo salentino due milioni di euro, dei dieci destinati dalla Regione alle Università pugliesi, ricavati dalla legge di assestamento del Bilancio 2009: “La Regione Puglia -afferma la Capone- destinando 10 milioni di euro alle università pugliesi, vuole rispondere in modo tempestivo e concreto alle difficoltà enormi che tutti i nostri atenei (e quello salentino in particolare) affrontano e dovranno affrontare a causa dei tagli previsti dal Governo. Un intervento che accoglie immediatamente le preoccupazioni espresse dall’Università e dal rettore Laforgia. Preoccupazioni che abbiamo fatto nostre perché coinvolgono non solo il sistema universitario, ma le famiglie e la stessa economia pugliese”. 
Parole di vicinanza a Domenico Laforgia, quelle espresse dal presidente della Provincia Antonio Gabellone, che ha annunciato di voler avviare, così come richiesto dal rettore, “una concertazione istituzionale che abbia come obiettivo la tutela del patrimonio culturale e accademico prodotto in questi decenni dall’Ateneo salentino”.  Anche il sindaco di Lecce Paolo Perrone, elencando tutte le iniziative avviate dal Comune di Lecce a favore del diritto allo studio, fa sapere che “l’invito del Rettore incontra la nostra assoluta disponibilità, dal momento che l’attenzione dell’amministrazione comunale nei confronti dell’Istituzione accademica è sempre stata molto alta. Il tavolo di concertazione proposto dal Rettore -afferma il sindaco- può essere una buona base di partenza per affrontare la difficile situazione che coinvolge il sistema universitario ed in particolare il nostro Ateneo, uno dei volani principali dello sviluppo del territorio salentino”.

Alessandro Tomaselli