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Identikit del turista in provincia di Lecce

Tra i venti e i quarant’anni, sopratutto in arrivo dal nord Italia, ma anche da Francia e Belgio, spesso con un paio di figli al seguito. L’identikit del turista-scopritore, quello che da principio ha fatto la fortuna del Salento, resta più o meno immutato ma da qualche anno spesso preferisce l’entroterra alla costa. Rispetto alle località marine, infatti, i piccoli centri mantengono prezzi e servizi più convenienti e sopratutto, nonostante non vi sia un solo comune salentino del tutto inedito, hanno dalla loro un grado di genuinità che solo l’effettiva vita di paese è in grado di custodire.
Insomma, accanto al turista standard, con ombrellone e sdraio prenotati mesi prima e pronto a fare incetta dei più improbabili souvenir nelle passeggiate otrantine, cresce il numero dei turisti “fai da te” che, anche grazie ad internet, cercano e trovano casa, itinerari e una quotidianità che conquista. I più giovani, trovato un punto d’appoggio, fanno la spola tra Jonio e Adriatico, tra mare, concerti e sagre. I loro fratelli maggiori, invece, arrivano in grosse auto familiari e di mattina capita di incontrali in piccoli gruppi ai tavolini dei bar in piazza, dove lo straniero è guardato con curiosità e un pizzico d’orgoglio. La loro parola d’ordine è uscire dal circuito del turismo di massa, quello che si muove con precise dinamiche e che oggi è nella fase di consolidamento del trend di presenze, per proiettarsi in una dimensione più autentica. Dal mare al ristorante, quindi, le mete più amate sembrano quelle più vere. Permettendo a chi arriva di conoscere l’anima dei luoghi. Cosa che sembra riuscirgli.
Arrivato al suo apice, il ciclo di vita delle località turistiche di solito vive una fase di conflitto che, se non risolta, viene seguita da quella del declino, più o meno lento. Mai come quest’anno i conti salatissimi arrivati a fine pranzo e persino per un caffè da tre euro sul lungo mare, rischiano di aumentare in maniera critica l’attenzione verso i servizi che di base restano gli stessi. A cambiare le carte in tavola  quindi, potrebbe essere proprio la costante trasformazione del turista. Più avveduto e curioso, pronto a cogliere il meglio del territorio, senza lasciarci il portafogli.

 

Alessandra Lupo