Un Consiglio comunale “agitato” e ricco di polemiche quello di martedì scorso. Nel frattempo sulla questione dei palazzi di via Brenta interviene Mario De Cristofaro, il quale accusa l’opposizione di essersi fatta sentire poco e in ritardo
Uscendo da un silenzio che durava da qualche mese, il leader di Salento Libero Regione, Mario De Cristofaro, parla di “tre scimmiette” di casa a Palazzo Carafa, alludendo alla vicenda di via Brenta, di cui tutti fino a poco tempo fa sembravano non sapere nulla. Una vicenda esplosa come l’eruzione di un vulcano al cui brontolio ci si era ormai abituati. Un brontolio arrivato da consiglieri ed ex consiglieri del centrosinistra comunale chiamati “Cassandre” ed ora portati ad esempio di preveggenza. Una questione che andrà avanti ma a cui, almeno per il momento, il Consiglio comunale ed il voto dell’assise hanno messo un punto. Dopo un’aspra polemica nata del 16 settembre dalle dichiarazione shock del sindaco Paolo Perrone: “Stop al leasing e si faccia chiarezza”, la polemica politica ha vissuto una veloce escalation sfociata in prese di posizione ferme da parte di maggioranza e opposizione del Comune di Lecce.
La “giornata della verità”, annunciata e attesissima, quella cioè della Consiglio comunale monotematico del 13 ottobre, è cominciata però con un dilemma inatteso: stampa dentro o stampa fuori? I primi ad essere colpiti dal clima di tensioni a palazzo sono stati infatti gli operatori dell’informazione, cui il presidente dell’assemblea cittadina, Eugenio Pisanò, aveva deciso di vietare l’accesso, perché in assenza di un regolamento sulla presenza di telecamere in aula. Dopo una protesta in piena regola e l’abbandono dell’aula da parte dei giornalisti, cui era stato vietato anche di tenere accesi i notebook, il voto dei consiglieri, che hanno deciso all’unanimità (unico astenuto lo stesso Pisanò) di permettere l’accesso a cameraman e fotografi, ha risolto il problema. Almeno il primo. A quel punto è partita la discussione, le accuse, le recriminazioni proprie di un argomento così delicato. E sono arrivate anche le proposte.
Come era prevedibile ad averla vinta, per una questione numerica, è stata quella del centrodestra che dava pieno sostegno all’operato del primo cittadino. Secondo i consiglieri di maggioranza, compresi il centro moderato di Wojtek Pankiewicz e l’indipendente ex Pd Daniele Montinaro, non solo i pagamenti del leasing per l’acquisto di via Brenta devono essere sospesi ma lo stesso contratto di leasing andrebbe rescisso. Questo, naturalmente, qualora i due consulenti nominati dall’Amministrazione (i professori Bruger e Pelosi dell’Università di Milano) proveranno che davvero i suoi termini non sono vantaggiosi per l’ente. L’ordine del giorno è stato approvato dopo molte ore di discussione e ormai in serata con 20 voti a favore, 10 contrari e l’astensione del sindaco. Solo i voti del centrosinistra invece per l’altro ordine del giorno che chiedeva l’immediata nullità del contratto di leasing ed anche la sospensione del dirigente comunale che lo sottoscrisse. Il dito di Antonio Rotundo e dei suoi era puntato contro Giuseppe Naccarelli, che all’epoca dei fatti era autorizzato a procedere senza ulteriori passaggi in Giunta. Un’accusa rivolta anche a Piergiorgio Solombrino che verificò invece il valore dell’immobile.
Assenti al momento del voto i consiglieri di Io Sud. Nella bagarre che ha accompagnato la vicenda, il gruppo dei polibortoniani in Consiglio ha avuto, infatti, non pochi imbarazzi. Apertamente sotto accusa per la sottoscrizione di quel contratto di leasing servito all’acquisto dei due immobili che ospitano gli uffici giudiziari leccesi, c’è infatti non solo la leader del movimento Adriana Poli Bortone, ma l’intera vecchia gestione dell’ente da cui l’attuale sindaco, Paolo Perrone, vuole prendere le distanze. Un problema politico dunque, che fa emergere distanze e vecchie ruggini. Non è un caso che sulla questione intervenga proprio De Cristofaro, voce fuori dal coro, che oggi sottolinea senza mezzi termini modi e tempi del dibattito politico in corso, accusando anche l’opposizione di essersi fatta sentire poco e in ritardo. Ruggini vecchie dunque, ma anche di nuova formazione, che portano a quadri inediti come la conferenza stampa dell’opposizione in Provincia, che nemmeno 24 ore più tardi vede seduti allo stesso tavolo Loredana Capone, Sergio Blasi e Adriana poli Bortone, tutti consiglieri di minoranza in Provincia. Nell’illustrare i numeri del buco provinciale, a loro dire gonfiato dal presidente Gabellone e dall’assessore Macculi per preparare “un’autosantificazione”, la Poli si toglie un sassolino dalla scarpa: “Recentemente, di salvatori della patria negli enti locali ce ne sono a sufficienza”.
Alessandra Lupo