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Università islamica: l’enigma di San Pio

È ancora poco chiara la vicenda della realizzazione dell’ateneo presso la ex Manifattura Tabacchi in via Birago. Un progetto da 50 milioni di euro fortemente voluto Confederazione Imprese Mediterranee

 

È dagli inizi di ottobre che nell’aria di Lecce circola una notizia la cui curiosità principale sta nel fatto che nessuno o pochi ne sanno realmente qualcosa. Stiamo parlando della realizzazione della prima università islamica in Italia. Silenzio ancora dal parte del Comune di Lecce, al quale poco di questa storia è stato di fatto comunicato. La stessa comunità islamica locale sembra all’oscuro di questa tanto curiosa quanto interessante vicenda. 

A giudicare dai numeri, 50 milioni di euro i denari necessari, e dai metri quadri interessati dall’intervento (51mila di cui 8.500 coperti) ovvero quelli della ex Manifattura Tabacchi in via Birago a Lecce. Tutta l’operazione, oltre che a tratti ancora misteriosa, appare corposa, forse anche troppo per alcuni. In ogni caso man mano che i giorni passano la situazione sembrerebbe definirsi meglio così come i soggetti interessati ovvero la Confime (Confederazione Imprese Mediterranee) e la Red Srl. 

A capo della Confime è Giampiero Paladini il quale si dichiara talmente deciso a realizzare questo progetto che, se non dovesse andare in porto la soluzione con prevede l’impiego della ex Manifattura Tabacchi, ha già in mente altro sito e altro edificio. Una cosa è chiara fin dall’inizio di questa vicenda, molti sono stati spiazzati non solo dalla carenza di informazioni ma anche dalla delicatezza del tema tanto più in un momento in cui i rapporti con la comunità mondiale islamica non sono proprio felicissimi o quantomeno lineari. Più di qualcuno comincia a chiedersi il significato di realizzare a Lecce e nel quartiere San Pio, in particolare, un campus universitario islamico e più di qualche altro, addirittura a livello nazionale, ha cominciato a prendere una chiara posizione negativa contro tale ipotesi, ovvero la volontà di realizzare questa università che inevitabilmente si rivolgerà anche a tutti i paesi islamici del Mediterraneo. 

Non c’è, è il caso di chiarirlo, da parte dei cittadini del capoluogo salentino così come da parte della massima autorità cattolica leccese, l’arcivescovo D’Ambrosio, una opposizione preconcetta. Le preoccupazioni però non mancano e in tutti. Nella mente e negli occhi dell’uomo della strada infatti campeggiano ricordi e immagini di situazioni simili (ovvero quelli di moschee e centri studi islamici in Italia e non solo) dove spesso hanno trovato terreno fertile estremismi che sono poi sfociati in fatti di cronaca preoccupanti appunto. 

 

Fabio Antonio Grasso