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Una Terra ancora tutta da scoprire

Otranto, Rudiae e Roca Vecchia sono solo alcuni dei siti archeologici in Salento che non smettono di regalarci preziose testimonianze di un glorioso passato 

 

Il Salento è uno scrigno di storia e di tesori antichi, che come negli antichi racconti d’avventura, ogni tanto si scoprono a ricercatori, archeologi, studiosi ed appassionati. Non soltanto le opere di riqualificazione urbana fanno emergere quanto il sottosuolo nasconde, stratificato dal tempo, e quasi dimenticato, ma anche campagne di scavo mirate, condotte dall’Università del Salento, dove opera un polo di ricerca archeologica d’eccellenza, che annovera nomi prestigiosi come quelli dei professori Francesco D’Andria e Paul Arthur, e che ci permette di riscoprire quanto era solo accennato da fonti e racconti, ritrovando le tracce di un passato glorioso, di una storia antichissima e affascinante, purtroppo poco o per nulla conosciuta nei programmi scolastici nazionali, nonostante l’instancabile buona volontà dei tanti docenti che cercano di insegnare non soltanto la storia nazionale, ma anche quella di una provincia, quella di Terra d’Otranto, il cui ruolo nella storia dell’umanità meriterebbe per lo meno una menzione.

Alcune scoperte avvengono dopo mesi di scavo, di sondaggi, di stratigrafie, dopo aver raffrontato descrizioni, tracce mappali, foto satellitari, ed altre quasi per caso, e, data la quantità veramente notevole di storia e di reperti che la nostra terra ci regala, gli archeologi sono costretti, dopo aver censito i siti, e dopo aver estratto i manufatti più significativi, a richiudere il tutto, dal momento che ci si deve anche confrontare con una endemica carenza di fondi, atti al recupero, alla conservazione, e soprattutto alla vigilanza dei siti. Né i proprietari dei fondi in cui si trovano i siti possono trasformarsi in custodi, dal momento che molto spesso vivono a molta distanza dagli stessi, per cui quella dell’integrale fruizione del patrimonio archeologico salentino sembra una chimera irrealizzabile. 

I parchi archeologici, come il Parco dei Guerrieri di Vaste, poco conosciuto ma di estrema importanza non solo per conoscere le antichità messapiche e l’origine antica dell’identità della Terra d’Otranto ma anche per la bellezza paesaggistica del contesto in cui è incastonato, merita senz’altro una visita, come anche i tanti poli museali, come quello di Ugento, di Gallipoli, di Maglie, di Giuggianello, e tutti gli altri, che attendono visitatori soprattutto tra chi molto spesso ci passa accanto, senza rendersi conto dei tesori che possiede, e magari andandone a cercare altri, meno rilevanti, in viaggi culturali nelle cosiddette città d’arte.

Se deve servire a superare questa assuefazione alla bellezza, questo non rendersi mai conto di ciò che si ha e di ciò che si è, una politica culturale più incisiva, ben calibrata dalla comunicazione moderna e dalle nuove tecnologie, è un primo passo. Ma occorre buona volontà, sensibilizzazione al bello, che nessuna campagna pubblica e nessun programma scolastico possono suscitare. Ed a proposito di scoperte casuali, nel corso del restauro di uno dei torrioni aragonesi che compongono le opere fortificatorie della cittadella di Otranto, i lavori hanno fatto emergere il basamento di una torre, che probabilmente costituiva la fondazione di una delle celebri cento torri che componevano l’impianto fortificatorio di Otranto al tempo dell’invasione turca del 1480. Come anche si attendono i risultati della campagna di scavo condotta dall’Università del Salento, all’interno del castello Carlo V di Lecce, significativa opera fortificatoria cinquecentesca che custodisce memorie e identità meritevoli di ampissima diffusione. E moltissime sorprese stanno riservando i siti romani e bizantini di Rudiae e di Roca Vecchia. 

Il primo sito, posto in una campagna alla periferia di Lecce, ha fatto emergere un anfiteatro di epoca imperiale, e numerose ville patrizie, oltre che a basi di tempietti. La particolarità di Rudiae è che il sito si trova in aperta campagna e non coinvolge strutture successive, per cui non solo è possibile un recupero, ma addirittura sono ipotizzabili formule di archeologia sperimentale che ne farebbero la nuova Egnazia, o la nuova Metaponto.

Roca vecchia, una fortezza in riva al mare, oltre all’antichità ed una storia affascinante ed avventurosa di strateghi, di guerre e di pirati, è sottoposta da anni ad una faticosa campagna di scavo che non finisce di riservare piacevoli sorprese agli archeologi, tra numismatica, vasellame, reperti militari. Uno scavo ancora incompleto, in fieri, che merita la massima attenzione non soltanto dagli addetti ai lavori, ma soprattutto in chi frequenta quelle meravigliose località di mare che vanno da Torre dell’Orso a Torre Specchia. 

La riscoperta della propria identità passa necessariamente dalla conoscenza di questi tesori e del lavoro e della passione che tanti professionisti dell’archeologia, tanti studiosi ed appassionati, profondono. Un lavoro dedicato non solo ai posteri, ma principalmente a quei contemporanei che con orgoglio, con consapevolezza e con buona volontà vogliono farsi carico della millenaria storia di una gente antichissima. 

 

Vincenzo Scarpello