Cerca

Una strada senza ritorno

A pochi giorni dall’inizio dei lavori sulla Statale 16 permangono molti dubbi su un’opera che avrà un impatto notevole su una delle zone più caratteristiche del territorio salentino: i 16 chilometri che da Maglie portano ad Otranto saranno radicalmente trasformati da un progetto che, forse, poteva essere migliorato. E di molto 
 
Ormai le ruspe sono pronte. In stand-by da settimane vicino al ristorante “La Conca”, i mezzi attendono soltanto il colpo dello starter. Poi tutto cambierà. 
Chiusa la stagione estiva, l’ultima a “due corsie”, si aprirà quella della maxi opera pubblica attesa da oltre dieci anni. La nuova Maglie-Otranto nascerà così, da un momento all’altro appena le ultime barricate ambientaliste saranno spazzate via dall’ennesimo timbro messo in un ufficio di Bari. Una storia che ha molto da insegnare, che ancora una volta ci mostra come il latte versato non si possa più raccogliere, una volta versato. La Maglie-Otranto, l’arteria nata per mettere in sicurezza 16 chilometri percorsi ad alta velocità, soprattutto nel periodo estivo, rappresentò, dieci anni fa, per i Comuni interessati dal tracciato, una grande occasione per sistemare anche “altro”. Così si disse: “La strada? allargatela pure, ma realizzate gli svincoli, sistemate le complanari, costruite rondò, edificate cavalcavia”. 
Adesso, a distanza di un decennio, con la crisi che morde il cuore dei lavoratori, la Maglie-Otranto è diventata terreno di battaglia ideologica: “Si deve fare perché oltre alla sicurezza, c’è da sfamare gli operai”. “Non si deve fare perché non si baratta la bellezza del territorio col ricatto occupazionale”. Si è arrivati persino agli scontri tra persone figlie della stessa terra, che amano il Salento alla stessa maniera, come qualche giorno fa a Palmariggi quando la tensione tra le due opposte visioni ha generato scintille, minacce tenute a freno a fatica dalle forze dell’ordine. Mille ragioni tutte valide spingono affinché il tracciato venga realizzato, eppure il disagio c’è: perché la strada è stata inserita nella “legge obiettivo”? Per derogare ai vincoli paesaggistici? Che senso ha parlare di “strada-parco” quando si sa benissimo che di “parco” ce ne potrà essere pochissimo rispetto all’asfalto previsto? 
Eppure la strada si farà e una volta realizzata si scoprirà quanto le quattro corsie in fondo possano pure essere accettabili. La devastazione arriverà dal resto, da tutto ciò che verrà realizzato intorno,  cioè l’intensa ragnatela di complanari che scombussolerà, sui due lati delle carreggiate, e per tutta la lunghezza, la parte terminale dell’Adriatica, spazzando via una volta per tutte, reperti archeologici, boschi antichi, insediamenti rupestri, sentieri di campagna. 
 
Maurizio Tarantino