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“Una centrale a biomasse? Troppo pericolosa per la salute”

 
Mino Natalizio e Pippi Mellone esprimono perplessità in merito al progetto di costruzione di un impianto a biomasse proposto da Renewable Energy Srl 
 
Lo scorso agosto un’azienda locale, la Renewable Energy Srl, presenta presso il Settore Urbanistica e Ambiente del Comune un progetto per la realizzazione di un impianto per la produzione termoelettrica da biomasse. Si tratterebbe della 46esima centrale termoelettrica da biomasse vegetali legnose in Italia, che dovrebbe sorgere in una zona di oltre un ettaro di estensione sulla Strada Provinciale 19 per Lecce, nei pressi del Multisala. L’attività dell’impianto sarebbe quella di produrre energia elettrica bruciando biomassa legnosa per un consumo annuo di circa 13mila tonnellate. 
In città cresce in questi giorni il dibattito attorno a questa eventualità. In una nota congiunta l’ex assessore all’Ambiente Mino Natalizio (coordinatore della civica Noi per Nardò) e Pippi Mellone (Fli) pongono l’accento sulle criticità legate a tale produzione di energia e ricordano che “la combustione del legno è considerata una delle principali fonti di polveri sottili e malgrado negli ultimi decenni la tecnologia abbia notevolmente migliorato la qualità dei processi di combustione, molti problemi legati a tale fenomeno persistono ancora”. 
Secondo le previsioni, dovrebbe essere utilizzato prevalentemente combustibile derivato da scarti di potatura, con possibilità di modesti quantitativi aggiuntivi di sansa da oliva e legno vergine, prodotto della manutenzione periodica di boschi e materiale proveniente da decespugliamento e diradamento. “La città -proseguono Natalizio e Mellone- a determinate condizioni meteorologiche fa parte di quel corridoio che va da Brindisi a Santa Maria di Leuca, interessato dalle polveri di Cerano”. Ma i dubbi dei due esponenti di minoranza non finiscono qui: “Una circostanza preoccupa: un impianto simile può essere tecnicamente riconvertito e quindi bruciare altre sostanze rispetto a quelle vegetali legnose, come ad esempio oli la cui provenienza sarebbe da determinare”. 
Tuttavia, al momento si può parlare solo di previsioni. Infatti il progetto non è stato istruito dall’Ufficio Tecnico Comunale in quanto di competenza regionale. Anche per questo motivo non è stata ancora affrontata neppure la questione del ristoro economico o su altre eventuali agevolazioni che il Comune di Nardò dovrebbe ricevere per ospitare un’attività del genere sul proprio territorio. Le moderne tecnologie applicate all’impianto dovrebbero limitare le emissioni, ma ciò non è sufficiente a rassicurare i cittadini. 
La questione ambiente a Nardò ha tenuto banco molto spesso negli ultimi decenni, dapprima con la discarica di Castellino, finalmente chiusa, ma che per anni ha “agito” indisturbata a pochi metri dall’ospedale. Poi il referendum dello scorso giugno, quando gli italiani hanno detto no alla costruzione di centrali nucleari sul territorio nazionale, ed anche in quel caso la città di Nardò era direttamente coinvolta. Era stato infatti il Ministero per lo Sviluppo Economico guidato da Claudio Scajola, qualche anno prima, ad individuare a Nardò un ipotetico sito per la costruzione di una centrale nucleare. Ancora una volta i neretini tornano a fare i conti con delicate questioni ambientali. 
 
Stefano Manca