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Un rifiuto per l’ambiente e la salute

ASSOCIAZIONI, CITTADINI E AMMINISTRATORI DICONO NO ALLA RIAPERTURA DELLA DISCARICA DI CORIGLIANO D’OTRANTO
 
È stato presentato nei giorni scorsi il ricorso al Consiglio di Stato contro la Regione Puglia che, in deroga alla normativa nazionale ed europea, intende riaprire un impianto al di sotto del quale si trova una delle falde acquifere più importanti del territorio
 
Forte presa di posizione di tre neosenatori leccesi del Movimento 5 Stelle Maurizio Buccarella, Daniela Donno e Barbara Lezzi, che uniscono le loro voci a quelle di associazioni e Comuni che chiedono di eliminare la prevista discarica di Corigliano d’Otranto sulla falda acquifera che disseta tutto il Salento. L’avvocato Nicola Flascassovitti ha depositato a Roma presso il Consiglio di Stato la richiesta di una sospensiva immediata della deroga al piano di tutela delle acque con cui la Regione Puglia ha autorizzato l’apertura della discarica di Corigliano. 
Nel ricorso al Consiglio di Stato, i senatori si sono schierati dalla parte di associazioni, cittadini e Comuni di Soleto, Melpignano, Castrignano dei Greci, Zollino e Corigliano d’Otranto contro il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola, alleato col consorzio Ati-Cogeam del Gruppo Marcegaglia. Sebbene il sito sia stato individuato dall’ex presidente Fitto, tutti gli atti autorizzativi della discarica di Corigliano portano infatti la firma di Vendola, ivi compresa la valutazione d’impatto ambientale (Via), concessa sulla base dei risultati di un unico studio commissionato dalla stessa ditta appaltatrice Ati-Cogeam (di cui è capofila l’ex presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, aggiudicataria monopolista della gestione dei rifiuti in Puglia e data per molto vicina a Vendola). 
Il presidente Vendola si è sempre rifiutato di riconsiderare la questione di Corigliano, negando per quattro anni un appuntamento con i cittadini delle numerose associazioni che ne facevano richiesta (tra cui il Tribunale dei Diritti del malato) e lasciando senza risposta interpellanze “bipartisan” sottoscritte da consiglieri di ogni schieramento. Il dottor Prisco Piscitelli, a nome del comitato scientifico del Coordinamento Civico per la Tutela del territorio e della salute dei cittadini (federazione che raccoglie circa 40 associazioni salentine), ricorda che “la legislazione nazionale ed europea vietano l’apertura di discariche sulle falde acquifere, mentre la Puglia ha varato una legge-truffa che consente l’apertura della discarica di Corigliano in deroga a questo sacrosanto principio, comprensibile a tutte le persone di buon senso”. Esiste un unico e fondamentale studio condotto sull’area della falda di Corigliano d’Otranto, condotto dai massimi esperti del Cnr-Irpi (Istituto per la Protezione Idrogeologica) di Bari e coordinato dall’ingegner Maurizio Polemio, oggi consulente delle associazioni, che definisce la falda di Corigliano “altamente vulnerabile ai centri di pericolo come le discariche”.  
Nell’agosto 2012 la Regione Puglia ha infine  deliberato di riavviare i lavori di messa in sicurezza della vecchia discarica in cui era stata rinvenuta la presenza di percolato col rischio d’infiltrazione nel sottosuolo. La stessa delibera regionale, nello stanziare una somma aggiuntiva di 500mila euro rispetto all’appalto già attributi al Consorzio Ati-Cogeam, specificava che i lavori di messa in sicurezza del vecchio sito dovevano servire senza soluzione di continuità anche a preparare la parete della nuova discarica di “servizio-soccorso”. Tale dicitura era sparita dagli atti ufficiali da quando la Provincia di Lecce nel 2007 si era impegnata a identificare un altro sito come discarica di soccorso dove poter scaricare il rifiuto indifferenziato  in caso di emergenze, lasciando a Corigliano solo il titolo di discarica di “servizio”, vista la necessità di tutelare la preziosa risorsa idrica. Peccato che questa individuazione non sia mai stata effettuata: ecco dunque riemergere una nuova fondata minaccia alla salute pubblica. 
 
Luigi Merico