Quella dei carcerati della Casa Circondariale di Lecce è una fuga gentile, a norma, concessa. È un piano infallibile. Lo scorso 5 febbraio ha festeggiato il suo decimo anniversario il “Piano di Fuga”, la rivista bimestrale realizzata dai detenuti del carcere di Lecce con la collaborazione del personale e dell’associazione di volontariato carcerario Comunità Speranza. Il “piano di fuga” è la metafora curativa di una condizione di condanna che all’interno delle carceri pesa più dei propositi di recupero e di reinserimento nella società. Redattori dietro le sbarre scrivono le pagine della rivalsa, dell’autocritica che diviene critica costruttiva, “giornalistica”, rivendicazione di un punto di vista, di un legame necessario con il mondo esterno. Come spiegato nel comunicato, “il bimestrale ‘Piano di Fuga’ è un modo nuovo per cercare di costruire nuovi legami tra i detenuti e la società esterna, che si manifesta sempre più indifferente alle esigenze di socializzazione e di reinserimento di coloro che scontano la pena detentiva. Venti in tutto i redattori che si occupano dei temi più vari, cercando di analizzare in maniera dettagliata anche gli eventi esterni, di cui sono spettatori attenti attraverso i canali di comunicazione e televisione. Un lavoro che è diventato ogni giorno più importante: i redattori si sentono più sicuri e motivati, quando arriverà il momento di rientrare in società”.
A detta dei promotori dell’iniziativa, “dieci anni di Piano di Fuga sono un bel traguardo per un’iniziativa editoriale certamente diversa, originale, “altra”. Queste pagine hanno cercato di raccontare il carcere con semplicità, sincerità. Da dieci anni, dunque, “Piano di Fuga” si propone come una piccola proposta per cercare di contribuire se non proprio a “cambiare il mondo”, quantomeno a spiegarlo e comprenderlo un po’ di più.
Alessandro Tomaselli