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Trivelle alla riscossa

Si scatena la corsa a confermare il proprio “no” contro le trivelle nell’Adriatico. Ma, nel frattempo, continua l’altra corsa, quella all’oro nero. Voluta e ottenuta, all’insaputa di tutti  
 
Si accumulano i “no”, lievitano come il vento che gonfia l’onda. Ma per il momento non cambiano le cose. Forse, perché quel momento è già passato. Sulle trivelle a cui fa gola il nostro mare, la Giunta Vendola ha confermato il parere negativo del Comitato regionale di valutazione dell’impatto ambientale. Tradotto, significa un secco “niet” nel procedimento di Via alle proposte di rilevamento sismico nell’Adriatico meridionale presentate della società londinese Northern Petroleum. 
Bari s’è desta. Tanto che l’assessore regionale Lorenzo Nicastro ha scritto in questi giorni al Ministero all’Ambiente, chiedendo che venga rispettato il parere negativo della Regione Puglia e di tutti gli enti e soggetti interessati. Tanto che anche Onofrio Introna invoca chiarezza sulle competenze ministeriali, per fare piazza pulita del rimpallo di autorizzazioni tra i Ministeri dell’ambiente e per lo sviluppo economico. “Un interlocutore unico tra i due dicasteri”, chiede il presidente del Consiglio Regionale. Già, i due dicasteri, che agiscono uno all’insaputa dell’altro, entrambi all’insaputa di via Capruzzi, che ancora non riesce chiarire l’esistenza o meno dei permessi per le prospezioni sismiche nei campi Giove e Rovesti, tra Ostuni e Casalabate. 
La richiesta di Introna arriva, per la verità, quando il danno sembra essere già bell’e fatto. E la prova è nella cartina ufficiale pubblicata sul sito del Ministero dello Sviluppo Economico e datata 31 luglio 2011. La mappa del tesoro. Accanto al campo Aquila già accordato all’Agip nel 1993 (quello delimitato in rosso), ce ne sono due, tratteggiati di verde, segnati come f39 e f40. Sono proprio quelli della società londinese a cui sono stati concessi -adesso è indubbio- i permessi di ricerca. Le concessioni risalgono entrambe al 2007, scadranno a giugno 2013. Tutti e due i campi si estendono su porzioni delle fasce d e f. E tutti e due i campi misurano 7.400 Kmq ciascuno. La bellezza di quasi 15mila kmq in totale. Coincidenze? Difficile pensarlo, di fronte allo spacchettamento dell’Adriatico. Spacchettamento che serve per frazionare gli iter per le concessioni di permessi, evitando una valutazione d’impatto unica e complessiva. 
Tra l’altro, dalle parti della Prestigiacomo nessuno sembra sapere nulla. “Non ne abbiamo ancora discusso in commissione Ambiente -conferma il deputato salentino Ugo Lisi- e il ministro non ha mai sentito parlare di Northern Petroleum”. Eh, “il silenzio può avere molte forme -diceva qualcuno-. E a volte è un’acqua buia”. È una autentica contorsione burocratica, infatti, che rischiamo di pagare a caro prezzo. Anche perché contro tutto questo la Regione Puglia, a conti fatti, può ben poco. “Ci inseriamo soltanto in un percorso di valutazione del Ministero dell’Ambiente in cui i nostri pareri hanno valore endoprocedimentale”, prova a spiegarci Nicastro. Pareri pari, cioè, a zero. 
È il non avere davvero voce in capitolo a inquietare. L’idea che Roma e Londra pesino più di Bari e Lecce, anche quando si deve decidere del Canale d’Otranto e non del Canale della Manica.
 
Tiziana Colluto