Cerca

Sulle rocce del Ciolo spuntano nuove barre in acciaio

Il Comune di Gagliano ha dato via nei giorni scorsi ai lavori preliminari per l’installazione delle reti metalliche di contenimento. E scoppia nuovamente la polemica 

 

Si riaccende l’attenzione sulla questione legata alla messa in sicurezza del Ciolo, nel Gaglianese. Nel maggio scorso il Tar di Lecce aveva dato il via libera ai lavori di messa in sicurezza dell’area attraverso l’uso di reti metalliche finalizzate al contenimento delle rocce. Così facendo, il Tar aveva respinto il ricorso di Legambiente che contava, tra l’altro, anche sul sequestro del progetto disposto dalla Procura. Il punto della questione era legato all’effettiva utilità delle reti metalliche, tenendo conto dell’impatto ambientale ed estetico che questo avrebbe avuto sulla zona, e, lo ricordiamo, riguardava anche (e soprattutto) l’alto rischio idrogeologico dell’area che comunque, a detta di alcuni esperti, non sarebbe stato in questo modo completamente eliminato. 

L’associazione ambientalista considerava il progetto eccessivamente impattante e non risolutivo, parere tra l’altro espresso anche negli atti dell’Autorità di Bacino, la quale spiegava che l’intervento di contenimento non avrebbe determinato una declassificazione del rischio idrogeologico. Il Tar aveva comunque stabilito che i lavori potevano avere inizio. Il sostituto procuratore Elsa Mignone, però, aveva prontamente disposto il sequestro del progetto. Si era, così, venuto a creare un contrasto tra la Magistratura amministrativa e quella penale che faceva ancora ben sperare Legambiente Lecce.

Ora però cominciano a vedersi i primi passi in una direzione molto chiara: la verdeggiante macchia gaglianese ha già subito delle deturpazioni per far spazio alle 13 barre di acciaio che hanno perforato la roccia, pronte ad accogliere i relativi accessori metallici che presto vedranno fissate le ormai note e molto discusse reti. Questo ha naturalmente comportato la replica indispettita delle associazioni ambientaliste, che intendono porre l’attenzione anche sulle 11 specie arboree autoctone che crescono nel Canalone del Ciolo e che potrebbero essere falciate senza preavviso e senza aver ancora raggiunto sulla questione una posizione chiara e definitiva. 

Infine il progetto, voluto dal Comune di Gagliano del Capo per mettere in sicurezza il canalone, secondo Legambiente, cozza con i numerosi divieti di accesso, sia pedonale che veicolare, maturati dalle ordinanze dell’estate passata, emesse dalla Capitaneria di Porto proprio per salvaguardare l’incolumità pubblica. 

 

Patrizia Miggiano