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“Smaltire l’eternit con il siero del latte? Troppe incertezze per Corte de’ Droso”

Meetup Maglie 5 Stelle ed Forum Ambiente Salute si schierano contro l’ipotesi di costruzione, tra Maglie e Melpignano, di un impianto per la trasformazione di manufatti in cemento-amianto 

 

La Project Resource Asbestos Srl, società con sede a Cavallino, lo scorso 30 luglio ha presentato presso la Provincia di Lecce lo Studio Preliminare Ambientale al fine dell’ottenimento del parere di assoggettabilità a Via (Valutazione di Impatto Ambientale) per la realizzazione di un impianto di trasformazione di manufatti in cemento-amianto. L’impianto dovrebbe essere installato su un lotto di terreno di circa 3.800 mq di proprietà del Comune di Melpignano, in località Corte de’ Droso, alle porte di Maglie. 

Tuttavia, l’ipotesi di tale impianto ha destato non poche preoccupazioni tra le associazioni del territorio. Il dubbio principale riguarda il mancato coinvolgimento delle popolazioni residenti, contravvenendo alla ratifica n. 370 del 17 febbraio 2005 del Consiglio Europeo relativa alla convenzione sull’accesso alle informazioni, la partecipazione del pubblico al processo decisionale e l’accesso alla giustizia in materia ambientale. 

Ulteriore elemento di incertezza è il sito scelto per collocare l’impianto. Si presume che prima di decidere la localizzazione di questa tipologia di impianti ci sia uno studio logistico e quindi anche di convenienza e di efficienza in merito al trasporto del materiale da trattare. Ebbene, nel corso del 2008 è stata rigettata la richiesta di costruire, in provincia di Bari, un impianto di inertizzazione di Rca (Rifiuti Contenenti Amianto) per la situazione logistica apparsa non ideale in quanto l’area era troppo lontana dalle rotte di smaltimento e gestione dei rifiuti contenenti amianto. Se un impianto per la gestione di Rca in provincia di Bari appena qualche anno fa è stato considerato “fuori rotta”, tale caratteristica è addirittura accentuata per un impianto simile situato nell’ancor più periferica provincia di Lecce. 

Emerge inoltre il problema della convivenza di tale impianto con aree abitate molto vicine, ed è di massimo rilievo un problema di sicurezza dettato dalla contiguità con l’aviosuperficie “Corte de’ Droso” nella quale si esercita un’assidua attività di voli e dove periodicamente vengono organizzate manifestazioni che raccolgono la partecipazione di migliaia di appassionati. A tal proposito prima di avviare attività industriali di questo tipo occorre inoltrare all’Enac (Ente Nazionale per l’Aviazione Civile) una richiesta di autorizzazione. La Relazione di Sintesi presentata dalla Project Resource Asbestos non contiene alcun riferimento circa tale richiesta né alla conseguente -eventuale- autorizzazione da parte dell’Enac. Questi ed altri dubbi hanno portato il Meetup Maglie 5 Stelle ed il Forum Ambiente Salute ha presentare notevoli osservazioni, circa il rilascio del parere favorevole per la Valutazione di Impatto Ambientale, con le quali chiedono che nessuna autorizzazione sia concessa a questo impianto per la sua altissima pericolosità, per il rischio sanitario, e per il grave impatto ambientale, indipendentemente dai quantitativi di materiale trattato giornalmente, sia che lo si voglia collocare in feudo di Melpignano, che in altro territorio salentino.  

 

Un procedimento innovativo, ma ancora sperimentale 

 

Il progetto sperimentale prevede che attraverso una determinata procedura con l’impiego di siero di latte esausto o in alternativa con altri rifiuti alimentari di natura acida (come il residuo della lavorazione del vino e dell’aceto o del pomodoro), vengano  trattate cinque tonnellate al giorno di manufatti in cemento-amianto e successivamente siano sottoposte ad  un processo idrotermale chiuso a 150-180 °C e 2 atm di pressione. Questa duplice operazione chimico-fisica dovrebbe decomporre la struttura delle fibre di amianto rendendole innocue per la salute umana. Inoltre dal procedimento si dovrebbero ottenere prodotti da commercializzare come metalli quali manganese, magnesio, nichel, ferro ed anche fertilizzanti.

Questa che potrebbe sembrare la soluzione quasi miracolosa del grave problema ambientale relativo allo smaltimento dell’amianto, ha determinato molti e diffusi dubbi tra le associazioni del territorio. Primo fra tutti il fatto che, essendo un impianto pilota (il primo al mondo con questa tecnologia) non esiste una letteratura e conoscenze scientifiche tali da confermare il raggiungimento del risultato ottenuto in laboratorio, destando perciò grandi preoccupazioni in merito alle potenziali ricadute sull’ambiente e sulla salute degli abitanti dei centri abitati vicini al sito prescelto. 

I dati scientifici che si possiedono non consentono una valutazione adeguata e completa di eventuali rischi. È dunque più che motivato il ricorso al cosiddetto “principio di precauzione” secondo quanto previsto dalle vigenti normative europee in tema  ambientale.