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“Siamo ancora in tempo. Occorre ripensare la Maglie-Otranto”

Giorgio De Giuseppe – difensore civico della Provincia di Lecce
 
Assolutamente contrario al progetto di ammodernamento del tratto terminale della strada Statale 16, il magliese De Giuseppe scende in campo in difesa del territorio 
 
Controcorrente. Il difensore civico provinciale Giorgio De Giuseppe (nella foto) non ci sta e sulla Maglie-Otranto ha assunto una posizione scomoda. A fine luglio l’ex vicepresidente del Senato aveva già parlato di “progetto devastante”: “Niente quattro corsie, niente cavalcavia in cemento, niente serpentoni complanari che compromettono testimonianze storiche da salvaguardare e valorizzare, niente distruzione di preziose testimonianze della civiltà contadina, niente espianto di ulivi, 268 dei quali sono censiti come monumentali. È incredibile che il Governo, da una parte cerchi di tagliare spese inutili, dall’altra consenta all’Anas di deturpare irrimediabilmente un territorio la cui bellezza e storia impongono cautela e rispetto”. 
Una discesa in campo ribadita all’ultimo incontro tenutosi a Palmariggi il 29 agosto scorso, preludio alla lettera che De Giuseppe ha voluto scrivere all’assessore alla Qualità del Territorio, Angela Barbanente, e, per conoscenza, al Presidente della Regione, Nichi Vendola. La Maglie-Otranto è figlia di un progetto ormai datato senza studi di impatto ambientale che avrebbe bisogno di un cambiamento complessivo per diventare compatibile con il Piano Paesaggistico Territoriale della Puglia approvato con legge regionale n. 20/2009. “Si tratta -sostiene il difensore civico- di una intollerabile contraddizione che va affrontata e sanata per la credibilità delle istituzioni. Tutte le proteste hanno origine dalla sproporzione tra interventi per mettere in sicurezza tratti stradali pericolosi e i devastanti progetti, in fase di attuazione che comportano radicali distruzioni di paesaggi e di storie di cui è ricca questa Provincia. Mi rendo conto che, per opere in fase di attuazione, si è oltre ‘zona Cesarini’, soprattutto per colpevole superficialità con la quale varie amministrazioni hanno esaminato i progetti. Per altro, si tratta di vecchi e superati progetti, predisposti in assenza di una legislazione e di una cultura che finalmente oggi, invece, valorizza i luoghi e le testimonianze del passato”. 
L’assessore Barbanente dovrebbe intervenire “trovando il modo di scongiurare il danno macroscopico che tali opere arrecano al territorio compromettendo, per altro, sviluppo e benessere futuri. La mia preghiera è di fare tutto, ma dico tutto, il possibile per contrastare i progetti faraonici”. 
 
(M.T.)
 
E gli ulivi dove li metto?
 
Rimane ancora da chiarire che fine faranno gli alberi di ulivo piantati in massima parte sulla seconda parte del tracciato,  quello che da Palmariggi conduce a Otranto e che sarà interessato successivamente dai cantieri. Nei primi mesi di quest’anno il problema fu sollevato dalle inchieste giornalistiche: il numero di piante che rischiavano di fare una brutta fine si aggirava intorno alle 8mila, di cui soltanto alcune centinaia censiti come monumentali e quindi soggetti a tutela da parte della Regione. 
A sostegno della campagna pro ulivi, si movimentarono anche il Prefetto di Lecce, la Provincia e le associazioni ambientaliste. A muoversi anche l’associazione “I custodi di Olivinopoli” che si fece promotrice di una petizione on line che, anche grazie ai media e ai social network, capace di raccogliere quasi 3.000 firme. Adesso i giganti salentini sono stati marchiati e catalogati per bene. Resta da capire se i Comuni e le associazioni che hanno garantito di voler risolvere il problema, intervenendo anche dal punto di vista economico per l’espianto e il reimpianto, manterranno la loro promessa.