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Senza tetto né legge

La tragica fine di Dino Martina e Veronica Piggini ha “rivelato” a tutti l’esistenza dei clochard in una città che finora ha fatto finta di non vedere. Intanto il signor Giuseppe è tornato nella casa diroccata di via Taranto

 

Ebbene, sì. Anche a Lecce, come in tutte le città italiane, tanta gente vive in mezzo alla strada o in case fatiscenti, che potrebbero crollare da un momento all’altro. Questo è quello che tutti hanno imparato nel corso degli ultimi dieci giorni, dopo cioè la scoperta dei corpi, in avanzato stato di decomposizione, di Dino Martina e Veronica Piggini, i due senza tetto che da mesi avevano trovato riparo in una casa fatiscente in via Taranto. Grande è stata l’emozione che questo tragico fatto ha generato tra i leccesi, i quali si sono resi conti di vivere in una città dove ad affrontare e tentare di offrire una soluzione a queste criticità sono la Caritas Diocesana e le associazioni di volontariato qualificato come i City Angels e la Croce Rossa. Le istituzioni sembrano impotenti, sia per la mancanza oggettiva di risorse da impiegare sia a causa di una burocrazia che rallenta spesso l’attuazione di iniziative di partnership e protocolli d’intesa con il mondo del volontariato. 

Ma una cosa è certa: la città candidata a diventare Capitale Europea della Cultura 2019 di strada ne deve fare ancora in direzione della solidarietà, della sicurezza e dell’accoglienza dei suoi cittadini, in particolare i più sfortunati. Un concetto ben ribadito nelle parole di don Simone Rella, il parroco che ha officiato lunedì scorso il funerale dei due clochard. 

Intanto Giuseppe Fiorentino (nella foto), il senza tetto che per primo ha scoperto i corpi senza vita di Dino e Veronica, mercoledì scorso è ritornato nella casa “maledetta” di via Taranto, immobile che, ricordiamo, è attualmente posto sotto sequestro da parte della Procura di Lecce per l’ipotesi di omicidio colposo a carico di ignoti. Giuseppe, diventato una vera e propria icona di questa vicenda grazie alle sue esternazioni, viveva nella stanza accanto a quella dove avevano trovato riparo Dino e Veronica e, nonostante i sigilli, non aveva intenzione di lasciare quella che, nonostante tutto, lui continua a chiamare “la sua casa”. Solo l’intervento pacifico degli agenti di Polizia e degli operatori dei servizi sociali ha convinto Giuseppe (dopo tre ore di trattative) a lasciare il pericoloso stabile. 

E mentre a Palazzo Carafa in questi giorni si discute come trovare una soluzione alternativa per Giuseppe, altri 70 senza tetto (tanti sono quelli censiti nella città di Lecce, tra italiani e stranieri) aspettano anche loro con ansia. 

 

Andrea Colella