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Sempre più pax violata: il prefetto Palomba chiede rinforzi

Clima rovente in città dopo l’agguato del 28 novembre in cui ha quasi perso la vita Luigi Spennato. Intanto gli investigatori sono al lavoro per accertare le relazioni con l’omicidio di Augustino Potenza 

 

Arriva direttamente dal prefetto di Lecce Claudio Palomba la richiesta di rinforzi al Ministero dell’Interno, all’indomani della riunione del Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica al quale hanno partecipato il procuratore Cataldo Motta e i vertici delle Forze dell’ordine della provincia di Lecce dopo l’agguato avvenuto in contrada Madonna della Campana che è quasi costato la vita al 41enne Luigi Spennato. Nello specifico il prefetto Palomba ha richiesto un incremento di unità di agenti e ufficiali di Polizia giudiziaria, insieme a dettagliate indagini patrimoniali su persone vicine ad Augustino Potenza e Spennato, anche perché, come ha affermato lo stesso Palomba, “a Casarano c’è chi ha un tenore di vita ben al di sopra delle sue possibilità”. 

Intanto continuano senza sosta le indagini, che hanno coinvolto anche alcuni sospettati individuati a poche ore dal tentato omicidio di Luigi Spennato e subito sottoposti alla prova dello stub per verificare se hanno utilizzato armi da fuoco. Quello che gli investigatori intendono accertare è se il kalashnikov che ha esploso i colpi contro Spennato sia lo stesso che ha ucciso il 26 ottobre scorso Augustino Potenza. Di certo c’è una relazione diretta tra Potenza e di Spennato: sono gli unici due ad essere stati prima accusati e poi assolti per la strage della famiglia Toma. Potenza fu condannato all’ergastolo perché indicato come facente parte del gruppo di fuoco che assassinò i coniugi Fernando D’Aquino e Barbara Toma nel 1998. Spennato, invece, fu condannato a vent’anni per aver informato gli uomini del clan Di Emidio dei movimenti di Cosimo e Fabrizio Toma (padre e figlio), familiari di Barbara e anche loro uccisi nel 2000. Tuttavia, nel 2014 sia Potenza che Spennato sono stati assolti dalla Corte d’Assise d’Appello di Taranto. 

Tante coincidenze e analogie dunque per non pensare che i due agguati siano strettamente collegati, nonostante le differenze nelle modalità di esecuzione. Al di là di tutto, si tratta però di due gravi episodi di sangue a cui va aggiunto anche l’agguato in cui è rimasto ferito Roberto Giancane a Copertino) che lasciano supporre una nuova guerra di mafia.