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Salvo il punto nascita del “Santa Caterina”. Ma ora rischia la “San Francesco”

Non c’è pace nella sanità e il riordino mette in subbuglio utenti e dipendenti delle strutture sanitarie 
 
Grande soddisfazione a Galatina per il mantenimento del punto nascita all’Ospedale “Santa Caterina Novella”, anche perché a sorpresa sono stati “premiati” due ospedali molto vicini, almeno geograficamente. Tutti erano convinti che ci sarebbe stato da battagliare tra Galatina e Copertino, ma alla fine è arrivata la “grazia” per entrambi. Proprio in vista di quella battaglia i sindacati che operano nella sanità a Galatina erano sul piede di guerra per giocarsi la carta della conformità strutturale degli ospedali, ma hanno rimesso le carte nei cassetti dopo la vittoria. 
E non finisce qui. Infatti la prossima settimana toccherà ai privati e agli enti ecclesiastici andare in Regione per conoscere la loro sorte e a Galatina tremano i polsi al personale del reparto ostetricia della Clinica “San Francesco”. Infatti ora si teme che la Regione possa chiudere il punto nascita nella struttura privata, ma loro non  ci stanno e l’amministratore della clinica, Giovanni Maria Tartaro, ha già messo in moto i legali per difendere i dipendenti che si ritroverebbero senza lavoro e la storia stessa della Clinica che in 42 anni è stata punto di riferimento di tante mamme, non solo galatinesi. Il punto è che la Clinica -per effetto dei tagli imposti dalla Regione- ha visto dimezzato il numero delle nascite e quindi risulta sotto gli standard previsti dalla legge che fissa a 500 il numero minimo. Ma l’amministratore della clinica fa notare che il calo è solo una conseguenza dei tetti fissati dalla stessa Regione. Quindi? 16 dipendenti rischiano il posto di lavoro e le loro famiglie sono in trepidazione.  
Sul punto interviene il presidente del gruppo Udc alla Regione Puglia, Salvatore Negro. “Da notizie di stampa -afferma Negro- apprendiamo che la provincia di Lecce sarebbe l’unico territorio ad essere privato del punto nascita in una clinica privata. Una decisione che, se confermata, spingerebbe le donne salentine a partorire solo ed unicamente in una delle poche strutture pubbliche sopravvissute al piano di riordino ospedaliero, annullando il diritto dei cittadini, soprattutto quelli delle classi meno agiate, a scegliere il luogo di cura ritenuto più idoneo e con oneri a carico del Servizio Sanitario Regionale. A ciò si aggiunge il rischio di licenziamento di 16 unità che sarebbe inevitabile anche per una clinica che opera da 43 anni sul territorio e che non ha mai licenziato nessuno. In questo particolare momento di crisi economica occorre mettere in primo piano il dramma delle famiglie che per effetto dei tagli rischiano di trovarsi in gravi difficoltà economiche. Chiediamo ulteriori sforzi per tutelare i livelli occupazionali: non ci convince il parere di qualche addetto ai lavori che per lenire il disagio propina l’idea che tale personale possa essere assorbito dalle Asl, in quanto già conosciamo la difficoltà di tali enti ad assorbire nuove unità”. 
 
(M.M.)