Cerca

Salento da bere

L’edizione 2011 della Borsa Internazionale del Turismo ha confermato un trend positivo, che negli ultimi anni vede i vini pugliesi e salentini in particolare sempre più apprezzati in Italia e all’estero. Merito certamente dell’alta qualità dei nostri prodotti, ma anche di un nuovo modo di pensare il turismo nel nostro territorio, ormai legato indissolubilmente all’enogastronomia: eventi come il Mercatino del Gusto a Maglie e Calici di Stelle a Lecce da anni infatti fanno la gioia di migliaia di degustatori e appassionati 
 
La storia del vino pugliese è controversa: racconta di una terra da sempre ricca di vigneti, da cui attingevano le scorte di vino già gli antichi greci e i romani. Una terra povera però per i suoi protagonisti: gli agricoltori. Terra calda, la Puglia, dove la forza del Sole arricchisce gli acini di zuccheri così che nella fermentazione il mosto raggiunge una gradazione alcolica elevata. Per anni la Puglia e il Salento, come suo distretto territoriale, sono stati visti come il serbatoio di quelle regioni italiane dai vini più rinomati ma con un grado alcolico decisamente basso per cui era necessario un intervento di “taglio” con i più massicci vini pugliesi. 
Una traccia evidente di questo percorso storico è a Squinzano: nello stabilimento vinicolo Folanari. Un’imponente edificio acquistato intorno agli anni ‘40 da un imprenditore settentrionale per arricchire i suoi vini nordici. In quello stabilimento i numerosi contadini della provincia, dal Capo di Leuca fin su Brindisi, venivano a conferire le uve raccolte nelle campagne salentine per poche centinaia di lire pur di avere un tenore di vita migliore per pochi mesi. Oggi Squinzano è una Doc pugliese di assoluta qualità che contiene negroamaro in uvaggio con malvasia nera di Brindisi e Lecce, o sangiovese in percentuale ridotta e che può essere in versione rosso o rosato. 
Un’inversione di rotta, quindi, nella storia dei vini pugliesi e salentini partita dalla consapevolezza degli imprenditori del settore dell’enorme potenziale enologico locale. Da circa vent’anni i produttori salentini mirano infatti a migliorare la qualità delle loro produzioni, prestando attenzione già in vigna. Così diventa fondamentale scegliere non solo la data di raccolta, ma anche l’orario per contenere quanto più possibile l’inizio della fermentazione che deve avvenire assolutamente in cantina. I vini da negroamaro, da primitivo, da malvasia non sviluppano più gradazioni alcoliche impossibili, utili solo per il taglio di vini più deboli. Ma raggiungono il loro equilibrio esprimendo al meglio le loro tipiche caratteristiche entro i 14°. I risultati si vedono nel lungo periodo. Come la Puglia, anche il Salento produce tanto e bene. Un dato che si legge dai numerosi riconoscimenti che ottengono i vini pugliesi in sede di mostre importanti a livello internazionale come il Vinitaly di Verona, o sulle guide di settore dove sono frequentemente valutati come vini di alto livello e spiccato pregio. Anche il dato delle esportazioni lo conferma: i vini locali sono molto apprezzati negli Stati Uniti e in Australia. Il territorio regionale, in particolare quello salentino, è vocato alla coltivazione di vitigni a bacca rossa da cui si ricavano i rossi potenti e i delicati rosati. Nell’ultimo periodo, riscuotono pure un certo successo anche i bianchi da chardonnay o da fiano dal gusto piacevolmente fresco. 
La vendemmia positiva del 2010 carica di un cauto ottimismo i produttori per il futuro, pur non mancando alcune criticità: l’eccessiva polverizzazione della proprietà agricola e il mancato ricambio generazionale, rischiano di disperdere il patrimonio viticolo regionale. Come pure il ritardo storico nella promozione del territorio pesa in un mercato fortemente competitivo. Qualcosa però, si muove e aspettative confortanti giungono da un settore trasversale: il turismo, che adesso è sempre più enogastronomico. 
L’edizione della Bit 2011 ha confermato la tendenza di una crescita del turismo rurale ed enogastronomico. Gli “enoapassionati” aumentano e si muovono lungo i percorsi del gusto in qualunque stagione dell’anno. Il trend della Puglia è assolutamente favorevole come confermano i dati dell’Osservatorio del Turismo e di Unioncamere. Per la scorsa edizione di Cantine aperte, evento legato al Movimento Turismo del Vino, si sarebbero contate più di 30mila presenze tra le cantine dell’intero territorio regionale. Numeri che hanno consentito  alla Puglia di essere l’unica regione meridionale selezionata dal tour operator Naar- Touring Club Italia per la promozione del turismo enogastronomico italiano. Tra gli itinerari previsti è stato incluso ovviamente anche il Salento. D’altra parte con il suo paesaggio rurale ricco di masserie, “furnieddhi”, e con le numerose cantine si presta ad essere una meta privilegiata e assolutamente da gustare. 
 
 
2010: un’annata di successo per la produzione vitivinicola pugliese
 
La vendemmia 2010 si è chiusa con bel segno positivo. A confermarlo, i dati definitivi di Assoenologi, l’Associazione enologi enotecnici italiani. A fronte di una produzione nazionale di 45,5 milioni di ettolitri di vino,  la Puglia incrementa la sua dal 5% del 2009 al 20% del 2010. Con i suoi 7 milioni e 100mila ettolitri supera così la Sicilia, altra regione meridionale campionessa in quantità. La regione Puglia continua così a concorrere con Veneto, Emilia Romagna e Sicilia a produrre il 60% circa di tutto il vino italiano. E, per certo, come evidenzia il rapporto di Assoenologi, avrebbe potuto produrne quantità maggiori se molti piccoli produttori non avessero aderito all’estirpazione con premio dei vigneti.
Ma il dato sicuramente di maggior orgoglio è un altro: la crescita del volume di vino prodotto dalla Puglia si accompagna, infatti,ad un’eccellente qualità del prodotto. Complici le condizioni meteo ottimali, è stato possibile effettuare la vendemmia per ciascuna varietà di vitigno nei giusti tempi di maturazione. Come pure lo stato di buona salute di cui godono, per la gran parte, i vigneti pugliesi ha contribuito a raggiungere i valori positivi di cui il nostro comparto può essere orgoglioso. Proprio i dati dell’Assessorato regionale alle Risorse agroalimentari hanno confermato una crescita del 6% in termini di vinificazione di qualità di vini Doc e Igt. Ciò ha un riflesso evidente sull’aspetto economico rendendo la contrattazione un po’ più vivace e portando ad un aumento del 10% circa sui prezzi di base del commercio del vino. La diminuzione del consumo medio pro capite del mercato nazionale preoccupa perciò relativamente gli addetti ai lavori, considerati i buoni risultati che giungono dai mercati esteri.
La crescita positiva del settore vitivinicolo pugliese è confermata anche da un’indagine svolta dal Monte dei Paschi di Siena per il 1° “Forum sul vino Italiano”, svoltosi a Siena il 12 novembre dello scorso anno. La ricerca svolta dallo storico Istituto di credito italiano, con l’obiettivo di creare un indice in grado di monitorare l’andamento dei mercati e dei prezzi nel comparto vinicolo, ha messo in luce un dato importante per la Puglia e, soprattutto, per il Salento. Il palmarès dei vini più venduti già nel 2009 va, infatti, al negroamaro con un incremento del ben 34,7%, particolarmente apprezzato per le sue caratteristiche di vitigno autoctono e identificativo di una ben definita realtà locale. Un dato stimolante questo per il territorio salentino che, come il resto dei territori regionali, è impegnato nelle produzioni di qualità capaci di intercettare e incuriosire i gusti del mercato nazionale ed estero. 
 
Jlenia Gigante