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Salento catrame e cemento

L’ordine degli Agronomi della provincia di Lecce lancia l’allarme: 40mila ettari di terreno agricolo sono stati oggetto di interventi di edilizia. Maglia nera per Aradeo, Taviano, Castro, mentre i Comuni più virtuosi sono Otranto, Scorrano e Cutrofiano 

 

Sicuramente siamo tutti d’accordo nel dire che lo sviluppo del Salento non può essere lastricato solo di catrame e cemento ma che deve esserci il giusto equilibrio tra utilizzo del suolo e benessere economico, un benessere che passa anche attraverso l’edilizia e l’assetto del territorio, con un uso intelligente, oculato e sostenibile dello stesso. Ma non sempre ha funzionato così e a sollevare il problema questa volta ci ha pensato l’Ordine degli Agronomi della Provincia di Lecce, evidenziando come ben 40mila ettari di territorio salentino siano stati soggetti alla cementificazione che induce ad un’alterazione paesaggistica, richiedendo alle istituzioni una maggiore attenzione nell’utilizzo delle risorse ambientali che, non solo portano ad un consumo erroneo del nostro paesaggio ma anche ad un’elevata spesa. 

“Oltre alla perdita di campi e terreni coltivabili -ha dichiarato Rosario Centonze, presidente provinciale dell’Ordine degli Agronomi- si sottovalutano i costi, non tanto occulti, della cementificazione. Si stima, infatti, una spesa media che può arrivare anche a 55mila euro all’anno per ogni ettaro consumato, cifra che lievita a seconda del servizio eco-sistemico che il suolo non può più garantire a causa della trasformazione subita. Basti pensare alla minore produzione agricola, ai danni provocati dalla mancata infiltrazione dell’acqua, alla riduzione della biodiversità. Per giunta -sottolinea Centonze- ad un aumento di 20 ettari per chilometro quadrato di suolo consumato corrisponde un aumento di 0,6 gradi della temperatura, con tutto quel che ne consegue per la regolazione del microclima urbano”. 

Sulla base di uno studio realizzato dall’Osservatorio Economico è stato possibile rilevare la percentuale di suolo consumato nel Salento. Ai primi posti, con un elevato consumo, si collocano, Aradeo, Taviano, Castro, Racale, Melpignano, Tuglie, Cursi, Maglie, Gallipoli, tutti al di sopra del 20% e pertanto superiori rispetto alla media provinciale corrispondente al 14%, ben lontani dalla media regionale dell’8%. Nella fascia intermedia si collocano, tra gli altri, Galatone, Galatina e Lecce. Vi sono invece solo 13 comuni con un tasso del 10% e quindi inferiore alla media, e tra questi Otranto, Scorrano e Cutrofiano. 

Alla luce di questi dati non proprio esaltanti, il presidente Centonze aggiunge che “è necessaria una maggiore attenzione nella pianificazione del territorio ed assicurare un reale contenimento del consumo di suolo soprattutto nelle aree a rischio idrogeologico. L’obiettivo -conclude- non è quello di bloccare il settore edilizio bensì di promuovere un‘edilizia di qualità, sostenibile nell’uso delle risorse ambientali”. Su tale obiettivo gli agronomi trovano anche la sponda dell’Associazione Nazionale Costruttori Edili, che ricorda l’obiettivo dell’Unione Europea di arrivare tra qualche anno a “consumo zero” del suolo. In questo ambito sono in molti ad evidenziare anche l’aspetto non certo marginale delle arbitrarie ristrutturazioni (oltre che delle nuove costruzioni) che concorrono sicuramente ad armonizzare e preservare aspetti architettonici e paesaggistici. Cosi come non vanno sottovalutati i richiami alle più recenti normative sugli edifici energeticamente autosufficienti o, meglio ancora, costruiti con modalità antisismiche, nell’ottica di un uso intelligente del territorio, rispettoso dell’ambiente. 

 

Antonio Trevisi (M5S): “No al consumo del suolo, sì a ristrutturazioni e efficientamento energetico” 

 

Anno dopo anno il verde ha ceduto il posto alle costruzioni fino ad occupare talvolta più della metà del territorio, modificando quindi il paesaggio e aumentando il consumo e i costi. Questa volta è proprio la Puglia -precisamente la provincia di Lecce, con quasi 40 mila ettari di terreno deposti alla cementificazione- a conquistare la maglia nera nazionale. Grazie allo studio dell’Osservatorio Economico è stato possibile risalire alla media del consumo di suolo pari al 14%. In testa a questa classifica ci sono i comuni di Aradeo (che ha detto addio a 236 ettari su 610, pari al 28% di suolo consumato), Taviano (con 576 ettari su 1.606, pari al 26%), e Castro (con 118 ettari su 330, pari al 26,4%). 

Sull’argomento è intervenuto il consigliere regionale Antonio Trevisi, capogruppo del Movimento 5 Stelle. “Attualmente la legislazione italiana non è ancora attrezzata per difendere il capitale naturale non rinnovabile dei suoli e dei paesaggi. Si deve far lavorare sì il comparto edile, ma incentivando soprattutto ristrutturazioni, riconversioni e bonifiche di aree dismesse concedendo aumenti di cubatura con zero oneri di costruzione a chi realizza risanamenti antisismici e a basso consumo energetico ovvero di classe A o B. Va invece penalizzato l’uso di nuovo suolo -continua Trevisi-, concedendolo solo a piccole costruzioni autosufficienti dal punto di vista energetico (solo classe A con produzione di energia superiori ai consumi) e realizzate con pietre locali, legno e materiali rinnovabili”. 

Per l’esponente pentastellato sarebbe auspicabile un cambio di mentalità “orientato al rispetto del territorio evitando quindi, dove possibile, l’eliminazione di aree verdi, un recupero delle numerose costruzioni dismesse o in rovina che se ci fosse una normativa a supporto efficace, potrebbero essere ristrutturate e utilizzate per i più svariati scopi, riducendo dunque la cementificazione di nuove aree di territorio”. 

 

Clara Scarciglia