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“RE.A.DY? Non trascuriamo la famiglia”

Coro di proteste da parte del centrodestra salentino contro l’adesione del Comune di Lecce alla rete che promuove politiche a favore di persone LGBT 

 

In attesa di una definizione precisa dell’identità del Consiglio comunale a Palazzo Carafa, per la quale bisognerà attendere il 9 novembre prossimo, ci sono altri temi che tengono alta l’attenzione sull’agenda politica nella città di Lecce. In particolare è la notizia di qualche giorno fa dell’adesione da parte del Comune al progetto RE.A.DY, ovvero una rete attiva dal 2006 alla quale hanno già aderito circa cento tra Amministrazioni regionali, provinciali e comunali, e che si pone l’obiettivo di promuovere sul piano locale politiche a favore delle persone LGBT (lesbiche, gay, bisessuali, transgender, ndr), favorendo in questo modo un clima sociale senza pregiudizi. Un progetto voluto e portato avanti soprattutto dall’assessore ai Servizi sociali Silvia Miglietta, che ha ricevuto il plauso di associazioni locali quali Agedo, Arcigay, LeA, Lila, Rane-Rainbow Network, Say Yes. 

Tuttavia, le polemiche non sono mancate, soprattutto da parte di esponenti del centrodestra come Andrea Caroppo, consigliere regionale “Sud In Testa – Salvini Premier”, che ha definito “sconcertante” l’adesione al progetto RE.A.DY: “Dietro la bella formula del contrasto alle discriminazioni, di fatto svolge attività di propaganda LGBT (tra le quali la promozione delle adozioni tra persone dello stesso sesso) e indottrinamento gender del personale dipendente pubblico, compreso quello impegnato in campo educativo e scolastico. L’opposizione di centrodestra a Palazzo Carafa chieda immediatamente la revoca della delibera perché Lecce esca da questa rete”. 

Gli fanno eco Chiara Scalzi, dirigente provinciale, e Pierpaolo Signore, portavoce provinciale di Fdi. “È evidente -sottolinea Signore- che al sindaco ed alla sua amministrazione piace continuare a fare la politica degli slogan: il fare tanto per fare, senza fare realmente nulla, senza che cambi realmente qualcosa, mentre i bambini con i genitori in difficoltà, le famiglie senza una casa e senza entrate, i disabili a cui lo Stato italiano fa la carità con somme ridicole, richiedono un grosso lavoro al quale, evidentemente, non si vuole far fronte”. 

Al coro si è aggiunto anche Michele Giordano, consigliere comunale di opposizione ed esponente di Fratelli d’Italia, il quale, pur riconoscendo la bontà di progetti come questo che sono contro le discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere, evidenzia che “non si può dimenticare la famiglia, nucleo fondamentale della società sulla quale si basa la civile convivenza. Al contrario si offre una pericolosa deriva sociale alle teorie gender da traghettare, sotto traccia, nelle scuole e in altri luoghi pubblici destinati all’educazione”.