Il sindaco Giancarlo Coluccia delega Sandra Antonica a celebrare un matrimonio, ma dal riso e dai confetti si passa al “caso” politico
Ci sono matrimoni che rinsaldano affetti e legami, ce ne sono di quelli che si concludono amaramente e altri che fanno litigare anche parenti e, per non farsi mancar nulla, gli amici. Il sindaco Giancarlo Coluccia ha delegato Sandra Antonica, che lo ha preceduto nel governo della città, a celebrare un matrimonio. Accade così che a Palazzo Orsini, in forma privata, l’ex sindaco Antonica, per il breve spazio della cerimonia, ha indossato quella fascia tricolore che faticosamente dovette abbandonare poco più di un anno fa. Ironia della sorte (è il caso di dirlo) la indossa per delega dell’attuale sindaco che fu uno dei firmatari della famosa mozione di sfiducia voluta dagli undici consiglieri che in una calda mattina di agosto suonarono il “de profundis” della sua amministrazione.
Se il suo mandato non si fosse concluso bruscamente, Sandra Antonica, a buon diritto avrebbe celebrato il matrimonio dei suoi amici. Lo ha fatto per gentile concessione e i già fragili equilibri politici del Pd hanno subito un duro scossone. La storia ormai è nota, ma da argomento di gossip e curiosità si è “trasformata” in un’interrogazione urgente della consigliera Pd, Daniela Sindaco nell’ultimo Consiglio comunale, la Sindaco ha spiattellato a un’assise a dire il vero anche un po’ divertita, la storia di un matrimonio che “non s’aveva da fare”. Certo non per mettersi di traverso e dividere quello che non può essere diviso a meno della personale volontà a diversificare i destini, ma per la semplice ragione che la consigliera del Pd non comprende le ragioni politiche della decisione del sindaco Coluccia a delegare Sandra Antonica (“una comune cittadina”) a celebrare le nozze. Definizione pesante perché azzera quello che Sandra Antonica ha rappresentato nelle istituzioni e politicamente.
Ovviamente, lo sappiamo, in politica niente è casuale. In ballo c’è la poltrona di segretario cittadino del Pd e la Antonica ha manifestato la sua disponibilità. Sarà che, come affermava la vecchia volpe di Andreotti, “a pensar male a volte ci si azzecca” e dietro questa interrogazione c’è una sorta di fastidio per questa candidatura? Le conseguenze della lite? Dimissioni di tutto il gruppo dirigente e, a breve, nomina di una reggenza. Il tutto ben motivato, ma è chiaro che i condottieri in campo non hanno ritenuto di avere la forza sufficiente per affrontare nell’immediato il congresso.
Maddalena Mongiò