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Quando la domanda incontra l’offerta

“Esistono troppe piazze virtuali e poche piazze dove incontrarsi realmente”: è questo il pensiero di Daniele Dubla, uno degli ideatori del progetto, che già pensa a nuove “piazze” nei quartieri di Lecce 
 
Daniele Dubla, Anita Stanga e Alessandra Caricasulo sono i soci fondatori del Circolo Foundry, l’organizzazione che ha dato vita la scorsa primavera all’esperimento di Piazza Baratto a Lecce. Il presidente dell’associazione, Daniele, ci spiega in cosa consiste e quali obiettivi si prefigge. 
Daniele, come è nata l’idea di Piazza Baratto? 
L’idea esisteva da tempo, ma eravamo stati impegnati nella ricerca di una sede. Alla fine abbiamo deciso di dare il via a un progetto itinerante, che abitasse le piazze, pensando di coinvolgere più persone. Esistono troppe piazze virtuali e poche piazze dove incontrarsi realmente, faccia a faccia. Il nostro intento era capire come ristabilire quella relazione, quella connettività naturale fra le persone, e vedere cosa ne poteva uscire fuori. 
Qual è stata la prima esperienza di Piazza Baratto? 
La prima edizione è stata quella di aprile scorso, in piazzetta Balsamo. Nell’agenda della giornata, insieme al mercato del baratto vero e proprio, l’orto con gli amici dell’agricola Piccapane, e il primo incontro di “Piazze Critiche”, un momento di riflessione e dibattito da condividere dopo l’aperitivo a km0, proposto dall’associazione. 
Qual è stata la risposta del pubblico in quell’occasione?
Molta curiosità e anche qualche diffidenza. È sorta anche una certa confusione col mercatino dell’usato. C’è stato chi voleva usare a tutti i costi il denaro per prendere alcuni oggetti (in un paio di occasioni sono stati anche insistenti). 
Cosa vi ha spinto ad andare avanti? 
Vogliamo diffondere a macchia d’olio questo tipo di coscienza. E intanto siamo i primi a beneficiarne: continuiamo a studiare, a educarci, cambiando in prima persona molti dei nostri atteggiamenti. Costa molta più cura ma dà anche grandi soddisfazioni. Prezioso è lo stimolo delle persone che ci seguono e ci contattano ogni giorno. 
Quando è iniziata la collaborazione con la Officine Ergot?
A Natale: abbiamo pensato che la presenza di Piazza Baratto in un periodo in cui i consumi sono alle stelle fosse fondamentale. Volevamo diffondere il messaggio per cui un regalo è tale anche se non è comprato nuovo, e intanto incentivare lo scambio delle autoproduzioni. È ammirevole che mettano a disposizione il loro spazio alle associazioni della città, se pensiamo a come tanti spazi pubblici siano gestiti in maniera privatistica. Loro invece usano uno spazio privato come se fosse pubblico.
Che progetti avete per il futuro?
Diffondere il più possibile. Intanto continuiamo la ricerca di nuovi spazi quartieristici, anche per ripetere l’esperienza dell’orto urbano, e quella di una sede, che ci permetterebbe di diventare un punto di riferimento per la comunità. 
 
(V.Z.)