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Povero Salento

Il 44,6% delle famiglie non riesce a far fronte ad una spesa imprevista di 700 euro, il 30,2% delle stesse non ha i soldi per acquistare i vestiti necessari e il 24,1% arriva alla fine mese con molte difficoltà. Questi sono i dati diffusi dalla Caritas relativi al nostro territorio, che dimostrano come la nuova povertà diffusa, figlia della crisi economica, costituisca oggi una vera e propria emergenza sociale, che richiede interventi immediati da parte di istituzioni e associazioni di volontariato 
 
Gli scottanti temi riguardanti la povertà diffusa sono sbarcati nella nostra regione, e precisamente nella città capoluogo, ovvero Bari. Il convegno denominato “Focus Week sull’Anno Europeo della Lotta alla Povertà e all’Esclusione Sociale” dal 15 al 19 novembre è stata un’occasione per discutere del tema in questione, affibbiandogli un profilo altamente istituzionale. L’assessore al Welfare della Regione Puglia, Elena Gentile, ha snocciolato alcuni dati importanti e alcune misure che, se poste in essere, potrebbero aiutare ad alleviare la situazione anche nel Salento. 
“C’è un grande smarrimento di fronte agli alti numeri della povertà che oggi abbiamo di fronte e le politiche nazionali purtroppo non ci consentono di affrontare con strumenti adeguati queste tematiche. Il taglio del Fondo Sociale Nazionale e l’azzeramento dei fondi per le politiche sociali ci consegnano oggi strumenti inadeguati. Dalla Puglia, però -continua l’assessore-, parte la sfida per un modello di welfare che abbandoni le politiche puramente assistenzialistiche, in favore, invece, di politiche di promozione vera delle persone con erogazione di servizi concreti e materiali. Una sfida che vuole arrivare in Europa passando attraverso la strategia 2020 di Lisbona”. Poi, afferma soddisfatta che tutto ciò “in Puglia è già realtà: si chiama Puglia Sociale ed è fatta di tante narrazioni, quali, ad esempio la legge di contrasto al lavoro nero e la legge per l’integrazione degli immigrati”. 
Il tutto dovrebbe tendere a rasserenare, se non fosse che, citando un’altra situazione specifica, anche l’intera provincia di Lecce (capoluogo incluso) si trova a vivere una situazione assai disagiata. Basti osservare i dati forniti dalla Caritas: il 44,6% delle famiglie non riesce a far fronte ad una spesa imprevista di 700 euro; il 30,2% non ha i soldi per vestiti necessari; il 24,1% arriva a fine mese con molte difficoltà. In più vi è la preoccupante ascesa della percentuale riguardante i cittadini salentini che giacciono in precarie condizioni: se in Italia il 68,9% delle persone che si rivolgono ai centri di ascolto delle Caritas diocesane sono di nazionalità straniera, nel nostro territorio prevalgono i nostri connazionali con un dato del 72,3%. Inoltre, si sbaglia se si pensa che a Lecce città le cose vadano meglio. Infatti, dopo il primo censimento, promosso dal difensore civico Anglana, con la partecipazione del Comune nella persona di Roberto Martella, consigliere delegato ai Servizi Sociali, e della Caritas con il direttore, don Attilio Mesagne, e ed il suo vice, don Elvi De Magistris, si scopre come i senza tetto siano ben 50, di cui 46 uomini e 4 donne. Qui l’incidenza degli stranieri su codesto dato risulta assai rilevante raggiungendo, essi, la percentuale del 70%. Ma, anche in questo caso, di consolatorio non vi è davvero nulla.
 
 

Caritas: “La situazione è critica, servono maggiori investimenti per i servizi sociali”

 
Don Maurizio Tarantino, responsabile regionale della Caritas, traccia un quadro drammatico della povertà diffusa in provincia di Lecce e invita ad adottare “stili di vita solidali”
 
Non ci sono dubbi. Oramai la situazione riguardante la povertà che attanaglia l’intero Paese è divenuta una vera e propria emergenza. Se è vero che sussistono delle regioni dove tutti gli indicatori pongono in essere una situazione ancor peggiore della nostra, forse bisognerebbe entrare nell’ottica di idee che anche un solo indigente dovrebbe far scattare, non solo nelle istituzioni ma anche in ogni singolo individuo, un allarme che porti il timbro della solidarietà. Parlando don Maurizio Tarantino, responsabile regionale della Caritas, ed esaminando i dati forniti dalla stessa Caritas e dalla Fondazione Zancan l’indifferenza dovrebbe lasciare il posto, per converso, ad una presa di coscienza non più rinviabile: il 44,6% delle famiglie non riesce a far fronte ad una spesa imprevista di 700 euro; il 30,2% delle famiglie non ha i soldi per vestiti necessari; il 24,1% delle famiglie arriva a fine mese con molte difficoltà. I dati fornitici ci indicano inoltre che nella sola Lecce i senza tetto sono circa una cinquantina e che nell’intero territorio provinciale se ne possono contare qualche centinaio. 
Don Maurizio, qual è la situazione povertà in provincia di Lecce? 
Ogni anno la Caritas italiana e la Fondazione Zancan presentano un rapporto sulle povertà in Italia. Quest’anno il titolo del rapporto è emblematico: “In Caduta Libera”. Il titolo è tutt’altro che rassicurante perché la povertà in Italia già prima della crisi era un fenomeno ramificato. Ma adesso, a due anni dall’inizio della crisi finanziaria e della recessione economica, lo scenario si inasprisce, nonostante le rassicurazioni del Governo. Se in Italia il 68,9% delle persone che si rivolgono ai centri di ascolto delle Caritas diocesane sono di nazionalità straniera, in Puglia prevalgono invece gli italiani con una percentuale del 72,3%. Questo dato, evidentemente, ci fa riconoscere che in Puglia e nel Mezzogiorno d’Italia si registra una maggiore presenza di situazioni di povertà tra gli stessi cittadini italiani. 
Quando un individuo può considerarsi al di otto della soglia della povertà? 
Quando una persona fa difficoltà ad accedere ai diritti fondamentali, questa persona è da considerarsi povera. I diritti fondamentali non sono poesie che noi ci dobbiamo inventare, ma quelli tutelati dalla nostra Costituzione. Ne ricordo alcuni: il lavoro, la casa, la salute e l’istruzione. Esattamente su questi tre versanti nella nostra provincia e nella nostra regione si gioca la vita di tante persone che fanno difficoltà a tirare a campare. 
Quali sono le categorie più colpite? 
Sicuramente i più colpiti sono i giovani a causa della mancanza di lavoro, gli stranieri per le situazioni che dicevamo prima ed evidentemente i disoccupati o coloro che sono in cassa integrazione.
Cosa rappresenta la Caritas e qual è il suo ruolo in ambito locale? 
Non mi interessa evidentemente promuovere l’immagine della Caritas, ma mi pare innegabile che essa sia una struttura pastorale della Chiesa che si pone in ascolto del territorio e che cerca, a partire dall’osservazione e dal discernimento delle situazioni concrete delle persone, di dare risposte che vadano anche al di là di un assistenzialismo. La Caritas ha il compito non solo di aiutare concretamente queste persone, ma anche di far emergere a livello ecclesiale e sociale le loro storie perché tutti possano prendersene cura. 
In che modo istituzioni e cittadini possono intervenire per alleviare questa situazione intollerabile?
Le situazioni di povertà devono essere conosciute perché i nostri stili di vita diventino solidali. Ci stiamo avvicinando a Natale e molto spesso questa festa rischia di essere l’epopea del “buonismo” e dello spreco al tempo stesso. Questo discorso vale per tutti. Le istituzioni sono chiamate a investire maggiori risorse per i servizi sociali. Da questo punto di vista i Comuni soprattutto dovrebbero inventare strategie economiche nuove perché le risorse per i più poveri diventino una parte sostanziale dei bilanci. 
 
Francesco Covella